Neve sulle coste: è il Sea Effect Snow, l’effetto lago dell’Adriatico. Ecco di cosa si tratta
La neve insisterà lungo alcuni tratti di costa anche dopo che la perturbazione in transito avrà abbandonato l'Italia. Ci spiega perché il meteorologo Simone Abelli
Neve e gelo avanzano sull’Italia, e tra la fine di venerdì e la giornata di sabato potremo vedere imbiancati perfino diversi tratti di costa, oltre a numerose città. La responsabile di questa ondata di maltempo invernale è la perturbazione numero 5 di febbraio, che entro la fine di sabato attraverserà tutto il Paese per poi allontanarsi nella giornata di domenica, concedendo un miglioramento del tempo in buona parte dell’Italia.
Eppure, nonostante l’allontanamento della perturbazione la neve potrà insistere anche nella giornata di domenica e perfino all’inizio della prossima settimana su alcune zone costiere. È colpa, o merito per gli appassionati del manto bianco, del cosiddetto sea effect snow.
Abbiamo chiesto al meteorologo Simone Abelli di cosa si tratta:
Il sea effect snow è lo stesso fenomeno che negli Stati Uniti è più noto come lake effect snow, o effetto lago, celebre perché ogni inverno si verifica sui Grandi Laghi del Nord America in seguito alle irruzioni di masse d’aria artica dal Canada.
Sebbene siano stati gli studiosi statunitensi a coniare il termine, il fenomeno può verificarsi in altre zone del mondo, alle medie e alte latitudini, purché ci sia una distesa d’acqua sufficientemente estesa e la possibile esposizione alle irruzioni polari. Anche in Italia possiamo talvolta osservare questo effetto, specialmente sul Mare Adriatico che, fra tutti i mari che circondano la Penisola, è quello maggiormente esposto alle eventuali discese di aria gelida dall’Europa nord-orientale o dalla Russia durante la stagione invernale.
Il sea effect snow trae origine dallo scorrimento di una massa d’aria molto fredda sopra una superficie d’acqua più mite. Durante lo scorrimento, gli strati più bassi della massa d’aria si scaldano e si umidificano a contatto con la superficie più calda dell’acqua. Man mano che l’aria procede nel suo tragitto l’umidità sale sempre più fino a formare vere e proprie strisce di nuvole via via più larghe e spesse. La risalita dell’aria umida è generata dall’instabilità che si viene a creare nella massa d’aria, ed è tanto più marcata quanto più ampio è il divario termico fra la superficie dell’acqua e gli strati d’aria in quota.
Se la differenza di temperatura fra l’acqua e l’aria a 1500 metri supera i 15°C si vengono a creare le condizioni per l’innesco dei moti convettivi che generano le strisce di nubi. Un esempio concreto: con una superficie del mare a 14°C e una massa d’aria a -10°C a 1500 metri si hanno 24°C di differenza e quindi il sicuro innesco del sea effect.
È esattamente quello che succederà, proprio con queste caratteristiche, nella giornata di domenica, quando i gelidi venti settentrionali spazzeranno l’Adriatico al seguito della perturbazione in allontanamento verso la Grecia e il Mediterraneo orientale.
Per avere anche delle precipitazioni occorre che le nuvole raggiungano dimensioni opportune, e questo può avvenire solo se la massa d’aria riesce ad attraversare un tratto sufficientemente lungo di acqua; si stima che occorrano almeno 100 km per produrre anche delle precipitazioni e per quanto riguarda l’Adriatico questa condizione è soddisfatta.
L’effetto può essere ulteriormente amplificato dalla presenza di una barriera montuosa lungo la sponda sopravvento; l’orografia, infatti, contribuisce a incrementare le precipitazioni una volta che la massa d’aria carica di nubi raggiunge la terraferma, un po’ come capita lungo il versante adriatico della nostra penisola in presenza dell’Appennino.