Riscaldamento globale, «equatore già troppo caldo per la sopravvivenza di alcune specie»
Un recente studio, pubblicato sulla rivista PNAS, dimostra per la prima volta su scala globale che il riscaldamento climatico sta riorganizzando la biodiversità marina
Il riscaldamento globale ha reso l’oceano intorno all’equatore meno ricco di fauna selvatica, con condizioni già troppo calde per la sopravvivenza di alcune specie. A rivelarlo è un recente studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, condotto da Scienziati dell’Università della Sunshine Coast, dell’Università di Auckland, dell’Università del Queensland e dell’agenzia scientifica australiana, CSIRO.
Riscaldamento globale e biodiversità intorno all’equatore: le conseguenze potrebbero essere profonde e difficili da prevedere
La nuova ricerca ha preso in esame 48.661 specie marine tra il 1955 e il 2015 – dai grandi mammiferi marini come le balene alle meduse e ai coralli -, per dimostrare che la biodiversità marina ha subito gli effetti del riscaldamento climatico su scala globale. Il professor David Schoeman, coautore dello studio, ha affermato che a diminuire non sono state le specie marine che vivono sul fondo dell’oceano ma i pesci che nuotano liberamente in superficie. Con impatti significativi in termini di cibo per tutte quelle comunità che facevano affidamento sull’oceano. Schoeman spiega inoltre come potrebbero risentirne anche le economie delle aree in cui il turismo si fonda proprio sulla ricchezza della biodiversità marina.
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«Queste specie non sono scomparse, sono appena uscite dai tropici», ha spiegato Schoeman. «Non si sta verificando solo un riscaldamento graduale, ma si sovrappongono anche ondate di calore marine che stanno diventando sempre più frequenti e più gravi. E sono in parte responsabili del rapido movimento delle specie tropicali».
Oceano, fa già troppo caldo all’equatore per alcune specie. E non è finita qui
I risultati della ricerca dicono chiaramente che è già troppo caldo all’equatore per la sopravvivenza di alcune specie. L’oceano ha infatti assorbito circa il 90% del riscaldamento globale dagli anni ’70, principalmente a causa dell’inquinamento da combustibili fossili e della deforestazione. Schoeman avverte che il tasso di riscaldamento «sta diventando sempre più intenso» e continuerà per decenni anche con tagli ambiziosi alle emissioni di gas serra.
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Gli scienziati avevano già lanciato l’allarme sulle conseguenze del riscaldamento dell’oceano, affermando che potrebbe verificarsi una riorganizzazione radicale delle reti alimentari marine in tutto il mondo, portando al collasso il numero di specie e favorendo lo sviluppo di specie come le alghe.
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Il professor Ove Hoegh-Guldberg, biologo marino presso l’Università del Queensland ed esperto di come il cambiamento climatico sta influenzando gli oceani, ha affermato che era stato a lungo ipotizzato che quando le acque equatoriali si sarebbero riscaldate, le specie avrebbero iniziato a spostarsi. «Queste specie sono le uniche che possono tollerare le acque calde dell’oceano e quindi, se diventa troppo caldo, non ci sono specie che prendono il loro posto. Quindi si perde quella ricchezza». Proprio per questo è fondamentale studiare e comprendere gli effetti del riscaldamento sull’oceano.