L’Amazzonia potrebbe trasformarsi da foresta pluviale a savana
La perdita di superficie forestale avvicina l'Amazzonia al punto di non ritorno
L’Amazzonia che conosciamo oggi potrebbe trasformarsi a causa della crisi climatica, perdendo gran parte della sua foresta, e diventare una savana. Lo rivela uno studio pubblicato su Nature Communications. Le foreste pluviali sono molto sensibili al cambiamento delle condizioni meteo: variazioni in termini di piogge e umidità, incendi e condizioni di siccità prolungate potrebbero nel tempo favorire una perdita di alberi. Questo processo – molto lungo – potrebbe portare ad una trasformazione radicale del paesaggio, da foresta a savana, con ampie praterie e aree boschive.
Ma la ricerca rivela che questa trasformazione potrebbe avvenire prima di quanto stimato. Ci vorranno decenni, ma se questa trasformazione dovesse iniziare, sarebbe impossibile tornare indietro. Ad oggi circa il 40% della foresta amazzonica sembra aver raggiunto un bivio a causa di variazioni sostanziali delle precipitazioni, un bivio che potrebbe farla esistere sia come foresta pluviale che come savana.
La foresta Amazzonica è uno degli ecosistemi più preziosi per la Terra: nel Rio delle Amazzoni scorre circa il 20% dell’acqua dolce del Pianeta e lungo il suo tragitto si articola una foresta così grande da essere in grado di condizionare il clima mondiale. Sì perché l’Amazzonia assorbe tra 90 e 140 miliardi di tonnellate di CO2: la sua distruzione, già in corso, rilascia in atmosfera di enormi quantità di questo gas serra, con conseguenze catastrofiche per l’ambiente. Inoltre non dimentichiamoci che all’interno dei 6,7 milioni di chilometri quadrati che ricopre, abita il 10% di tutte le specie animali della terra.
Amazzonia oggi, tra siccità e incendi senza precedenti
I devastanti incendi che stanno interessando l’Amazzonia sono i peggiori dell’ultimo decennio. Ebbene sì, quest’anno sono addirittura peggio dell’anno scorso. Nei primi 9 mesi del 2020 sono aumentati del 13% rispetto allo stesso periodo del 2019. A settembre i satelliti hanno registrato un numero impressionante di incendi: oltre 32 mila. Si tratta di un aumento del 61% rispetto al settembre del 2019.
La pesante siccità che sta colpendo questa regione del Pianeta è più acuta rispetto all’anno scorso e non è ancora finita. Solo pochi giorni fa, il 4 ottobre, è stata registrata in Brasile la temperatura più alta mai raggiunta nel mese di ottobre: a Poxoréo, sul Mato Grosso, sono stati registrati 44°C.
Superato il bivio non si torna più indietro
La foresta pluviale, in un clima adatto, contribuisce da sola a creare le condizioni ideali per la sua sopravvivenza (influendo direttamente su piogge e umidità). Ma se le condizioni climatiche cambiano, è più facile che questo sistema – quasi autosufficiente – si blocchi. «Quando le foreste crescono e si espandono su un territorio così ampio hanno un effetto diretto sulle piogge» spiega al Guardian Arie Staal, autrice dello studio. «L’umidità creata dalle foglie, ricade sotto forma di pioggia e questo contribuisce anche ad avere un numero inferiore di incendi». Per questo motivo la perdita di ampie porzioni di foresta comporta una diminuzione delle piogge. In queste condizioni «per la foresta è molto più difficile guarire». «Oltrepassata una certa soglia -conclude – la foresta si trasformerà in una savana ed è improbabile che si possa tornare indietro».
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