Coronavirus e distruzione della natura: il monito di Onu, Oms e Wwf
Distruggere la biodiversità è responsabilità dell'uomo e ciò causa inevitabilmente la diffusione di virus e malattie
Il legame tra distruzione della natura causata dall’uomo e la diffusione di pandemie, come quella in atto da Coronavirus, è una realtà. A ribadire questa stretta relazione arrivano anche le parole di Nazioni Unite, l’Organizzazione mondiale della Sanità e WWF International.
In un editoriale pubblicato la scorsa settimana dal Guardian, Marco Lambertini, direttore generale del World Wide Fund for Nature (WWF) International, Elizabeth Maruma Mrema, segretaria esecutiva della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, Maria Neira, direttrice del dipartimento per l’ambiente, i cambiamenti climatici e la salute dell’Organizzazione mondiale della sanità, prendono una posizione chiara in questo senso senza lasciare spazio a dubbi.
Il commercio di animali selvatici e la distruzione di foreste e habitat per la fauna selvatica, stanno determinando numerose zoonosi, ossia il passaggio malattie animali verso gli esseri umani.
Nel 1997, si legge nell’editoriale del Guardian, una vasta area della foresta pluviale nel sud-est asiatico è stata bruciata per far posto alle piantagioni di olio di palma. L’insieme di deforestazione, incendi boschivi e siccità avrebbe costretto centinaia di pipistrelli della frutta ad allontanarsi dai loro habitat naturali verso frutteti piantati nelle immediate vicinanze di allevamenti intensivi di suini. Queste condizioni hanno portato alla nascita del virus Nipah, che si è diffuso da pipistrelli infetti a maiali e da maiali a allevatori di suini. Nel corso dei due anni successivi la malattia uccise più di 100 persone. Si è trattato senza dubbio di un avvertimento che, purtroppo, non è stato colto, perché la storia si è ripetuta con dinamiche molto simili. Il Covid-19 sta causando la peggiore crisi sanitaria, sociale ed economica della storia recente.
Da Onu, Oms e Wwf arriva dunque un appello all’azione in vista del vertice ONU sulla biodiversità previsto il 15 settembre prossimo. Nell’editoriale è stato sottolineato come nel corso degli ultimi anni molte altre malattie come Zika, AIDS, SARS ed Ebola, pur essendo piuttosto diverse, siano state originate da popolazioni animali in condizioni di “forti pressioni ambientali”. Il comportamento umano, distruttivo nei confronti della natura, sta mettendo in pericolo la nostra stessa salute.
Oltre al commercio e al contrabbando di animali vivi, sono altre le azioni umane riconducibili alla diffusione del virus. Le azioni dell’uomo sugli ecosistemi naturali hanno modificato il 75% dell’ambiente terrestre e circa il 66% di quello marino ponendo di fatto a rischio di estinzione circa 1 milione di specie animali e vegetali.
La distruzione delle foreste, ad esempio, ha un grandissimo impatto sulla nostra salute. Le foreste ospitano milioni di specie tra cui virus, batteri, funghi e parassiti, nella più parte dei casi benevoli.
Secondo un recente report Wwf, “il cambiamento di uso del territorio come le strade di accesso alla foresta, l’espansione di territori di caccia e la raccolta di carne di animali selvatici , lo sviluppo di villaggi in territori prima selvaggi, ha portato la popolazione umana a un contatto più stretto con l’insorgenza dei virus.
Un altro rapporto del WWF, pubblicato nei giorni scorsi e intitolato “COVID 19:urgent call to protect people and nature” avverte: il rischio che una nuova malattia, dalla fauna all’uomo, emerga in futuro è più alto che mai, con il potenziale di provocare nuove crisi su salute, economie e sicurezza globale”.
Secondo la rivista Oceanographic Magazine, a partire dal 1990 il 60-70 % di nuove malattie è iniziato nella fauna selvatica. Nello stesso periodo, un’area di foreste che misura circa sette volte l’area del Regno Unito è stata distrutta.
Da Onu, Oms e Wwf arriva un appello per un cambio radicale di approccio dell’uomo verso la natura. L’emergenza globale dovuta al COVID-19 può essere un’enorme occasione in questo senso per porre fine alle pratiche agricole che distruggono la natura per cambiare diete ad alto consumo di carne. Purtroppo, secondo i dati attuali, stiamo continuando ad andare nella direzione sbagliata: dal Grande Mekong all’Amazzonia e al Madagascar, arrivano notizie allarmanti su un aumento del bracconaggio, del disboscamento illegale e degli incendi boschivi.