Eventi meteo estremi, nessuna prevenzione: in Italia preferiamo spendere di più per riparare i danni
In nove anni abbiamo speso 13,3 miliardi di euro per la gestione delle emergenze meteo-climatiche
L’aumento degli eventi meteo estremi registrato in Italia dovrebbe convincere il Governo ad investire con maggiore convinzione in piani di adattamento capaci di ridurre gli effetti di tali eventi, e quindi i costi. Invece, stando ad oggi, in Italia è stato sempre dato poco spazio alla prevenzione e a politiche di adattamento, a livello nazionale e locale, costringendoci a pagare caro i danni di ogni evento estremo.
Eventi meteo estremi: Italia molto vulnerabile
Il rapporto di Legambiente “Il clima è già cambiato” realizzato dall’Osservatorio CittàClima 2022 ha evidenziato un aumento di eventi estremi del 27% nei primi 10 mesi del 2022 rispetto all’anno precedente. Il bilancio degli ultimi 13 anni è preoccupante: dal 2010 al 31 ottobre 2022 sono stati registrati 1.503 fenomeni estremi che hanno coinvolto 780 i comuni e fatto 279 vittime.
Tra gli eventi estremi analizzati dal rapporto ci sono allagamenti da piogge intense, danni da trombe d’aria, danni da siccità prolungata, danni causati da piogge intense, da grandinate, esondazioni fluviali, frane, mareggiate e temperature estreme.
La regione più colpita quest’anno è la Lombardia con 37 eventi estremi, seguono Sicilia con 25 e Lazio con 23. Tra gennaio e fine ottobre si sono contate 17 vittime causate da eventi meteo estremi, 79 casi di allagamento da piogge intense e 71 casi di danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 33 casi di danni da siccità prolungata e di temperature record, 25 danni da grandinate, 12 le esondazioni fluviali, 11 i casi di danni alle infrastrutture, 10 mareggiate, 9 le frane da piogge intense e 4 danni al patrimonio storico.
All’Italia manca un piano nazionale di adattamento al cambiamenti climatici
L’Italia è un Paese ad alto rischio idrogeologico. Il rapporto “Dissesto idrogeologico in Italia” realizzato da Ispra racconta di una nazione molto vulnerabile all’estremizzazione del clima: il 18,4% del territorio italiano ricade nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni. Oltre 6,8 milioni di persone vivono in aree a rischio per alluvioni, ossia l’11,5% del totale, mentre 1,3 milioni si trovano in aree a rischio frane. Un altro aspetto drammatico è quello degli edifici a rischio alluvioni, oltre 1,5 milioni ossia il 10,7% del totale
Perché quindi non investire di più in politiche di adattamento e nella prevenzione? Tra il 1999 e il 2022 sono stati eseguiti 9.961 interventi per mitigare il rischio idrogeologico, spendendo un totale di 9,5 miliardi di euro (fonte Ispra, piattaforma Rendis), con una media di 400 milioni di euro l’anno. “I fondi assegnati arrivano a poco meno di 13,3 miliardi di euro (tra gli importi segnalati dalle regioni per lo stato di emergenza e la ricognizione dei fabbisogni determinata dal commissario delegato). Si tratta di una media di 1,48 miliardi l’anno per la gestione delle emergenze, in un rapporto di quasi 1 a 4 tra spese per la prevenzione e quelle per riparare i danni”, si legge nel rapporto Legambiente. “Purtroppo il nostro Paese non dispone di alcun indirizzo strategico chiaro che individui l’adattamento come priorità delle politiche d’intervento”
Oggi sono 24 i Paesi d’Europa che si sono dotati di un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, ma l’Italia non è tra questi: in nove anni ha speso 13,3 miliardi di euro per la gestione delle emergenze meteoclimatiche, e la bozza del piano è ancora ferma al 2018.
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