Siccità, situazione drammatica per il fiume Po: dal delta risale l’acqua salata e minaccia agricoltura e fonti potabili
A causa della siccità «la situazione sta diventando drammatica».
È stato molto chiaro Meuccio Berselli, il Segretario Generale dell’Autorità Distrettuale del fiume Po, che a margine dell’Osservatorio sugli utilizzi idrici ha commentato lo stato in cui versa il fiume più grande del Belpaese. In 70 anni di misurazioni, valori simili non si erano mai visti: oltre alla portata limitata e alla mancanza di pioggia che non dà tregua, in gioco ci sono altri due fattori decisivi, ha spiegato. Il primo è la temperatura, più alta della media di 2-3 gradi, in alcuni casi anche di 4°C. Il secondo è l’assenza della neve, che è in larga parte mancata per tutta la stagione invernale e adesso fa venire meno «lo stoccaggio» delle risorse idriche su cui normalmente sarebbe stato possibile fare affidamento.
«Abbiamo delle aree che possono rimanere senz’acqua», ha avvertito Berselli: serve «uno spirito di sussidiarietà tra i territori per cui i prelievi vanno controllati, vanno verificati e dobbiamo portare acqua a tutti».
Siccità, l’acqua salata del mare sta risalendo lungo il fiume Po: a rischio anche le falde destinate all’uso potabile
L’acqua è scarsa, dunque, e quella che abbiamo rischia di essere resa inutilizzabile per un altro effetto della siccità. A lanciare l’allarme in questo senso è l’ANBI, Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, che ha rivelato come la grave siccità stia provocando una estensione delle acque salate lungo il delta del fiume Po.
La risalita del cuneo salino lungo il fiume ormai supera i 15 chilometri, e la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente nel giro di pochi giorni.
Gli effetti si stanno già facendo sentire soprattutto per l’agricoltura: secondo quando riporta l’ANBI si è reso necessario sospendere l’irrigazione in alcune zone, dove sono state attivate delle pompe mobili d’emergenza per garantire la sopravvivenza delle colture.
«È un fenomeno invisibile, ma che sta sconvolgendo l’equilibrio ambientale del delta polesano», commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue. E avverte che, se la situazione persisterà, entro questa settimana si prevede che siano contaminate le prime falde destinate all’uso potabile.
Nord a secco, ma la siccità è grave in tutta Italia. «Situazione catastrofica» ai Castelli Romani
«Catastrofica» viene definita la situazione idrica ai Castelli Romani, dove i laghi sono ai minimi storici con deficit idrico quantificabile in 50 milioni di metri cubi. «In queste zone –precisa Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – le conseguenze dei cambiamenti climatici si sommano ad un’eccessiva pressione antropica, maturata negli anni ed i cui prelievi idrici hanno abbassato la falda a livelli tali da rendere ormai impossibile la ricarica degli specchi lacustri, le cui acque altresì sono richiamate nel sottosuolo». Rimanendo nel Lazio, anche le altezze idrometriche del fiume Tevere sono inferiori a quelle delle annualità precedenti e livelli minimi si registrano anche per Sacco ed Aniene.
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