Siccità, il Governo nominerà un commissario speciale
È ancora mistero sul nome, ma la misura sembra difficilmente adatta a dare risposte efficaci e concrete all'emergenza siccità
Si è svolto ieri a Palazzo Chigi un incontro sulla crisi idrica presieduto dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e finalizzato a definire le risposte del governo all’emergenza siccità. Presenti anche, con i rispettivi tecnici, i ministri Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Nello Musumeci (Politiche del mare e Protezione civile), Roberto Calderoli (Affari regionali), la viceministra dell’Ambiente e Sicurezza energetica, Vannia Gava, e i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e Alessandro Morelli.
Al termine dell’incontro è stata ufficializzata la decisione di procedere con l’istituzione di una cabina di regia che avrà il compito di accelerare e coordinare la pianificazione di interventi infrastrutturali di medio e lungo termine, e con la nomina di un commissario nazionale per la siccità nel breve periodo. Il commissario resterà in carica solo fino al 31 dicembre 2023, e con competenze che secondo quanto riferito da Palazzo Chigi resteranno entro «un perimetro molto circostanziato».
In particolare, il commissario potrà agire sulle aree territoriali a rischio elevato e potrà sbloccare interventi di breve periodo come sfangamento e sghiaiamento degli invasi di raccolta delle acque, aumento della capacità degli invasi, gestione e utilizzo delle acque reflue, mediazione in caso di conflitti tra regioni ed enti locali in materia idrica, ricognizione del fabbisogno idrico nazionale.
Ma sono ancora «in corso le valutazioni tecniche per formalizzare la soluzione definitiva», fa sapere Palazzo Chigi in una nota.
Maggiori dettagli su come il Governo intenda affrontare l’emergenza siccità saranno probabilmente resi noti con il “decreto acqua”, che da agenda dovrebbe essere sul tavolo del Consiglio dei ministri in programma per martedì prossimo, il 28 marzo.
Al momento, però, la soluzione emersa dalla cabina di regia sembra difficilmente adatta a fornire risposte concrete ed efficaci, soprattutto nel lungo termine, a una crisi profonda che appare destinata ad aggravarsi ulteriormente, di pari passo con l’aumento delle temperature, e richiede un approccio integrato e un serio cambio di rotta nelle politiche energetiche e ambientali del Paese.