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Edifici e rinnovabili: progettare l’efficienza energetica

Progettare a basse emissioni è possibile ed è anche indispensabile per contrastare la crisi climatica. Ne parliamo con l’ing. Pietro Palazzolo, esperto di impianti rinnovabili ed efficienza energetica operante nella provincia di Pordenone

Gli edifici, in Europa, sono responsabili di circa il 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni climalteranti. Ogni anno, solo l’1% di essi è sottoposto ad interventi di efficientamento energetico, così che attualmente il 75% degli edifici è energeticamente inefficiente. Si stima che almeno l’85-95% degli edifici attualmente esistenti sarà ancora in uso nel 2050. È chiara allora l’assoluta importanza dell’efficientamento energetico per il raggiungimento degli obiettivi climatici: la ristrutturazione degli edifici esistenti potrebbe ridurre il consumo energetico totale europeo del 5-6% e le emissioni di CO2 del 5%. Le energie rinnovabili svolgono un ruolo cruciale in questo: un edificio “a quasi zero energia” ricava la poca energia necessaria da fonti rinnovabili.

Per questi motivi, in questo primo appuntamento della nostra rubrica Professioni & Clima, abbiamo fatto qualche domanda all’ing. Palazzolo, esperto di efficientamento energetico, che ha il merito di aver creduto nelle rinnovabili fin dalla loro prima introduzione all’inizio degli anni 2000.

L’ing. Pietro Palazzolo si occupa di efficienza energetica a 360°, in particolare di progettazione, ottimizzazione e mantenimento di impianti di generazione e distribuzione di calore e di impianti rinnovabili di generazione elettrica, adatti alle esigenze di abitazioni singole, condomini o aziende.

“Scelgo e dimensiono gli impianti termici o elettrici così che possano garantire l’elettricità e il calore necessario minimizzando impatto ambientale e costi”.

Impatto climatico

Ci ha raccontato qualche esempio concreto di riduzione degli impatti climatici: l’ottimizzazione dei consumi di metano di un palazzo storico, passato da 22.000 m3 annui a 16.000 m3.

“Questo è avvenuto a seguito dell’installazione di semplici pompe a portata variabile e valvole termostatiche in grado di far circolare il fluido attraverso il sistema di distribuzione solo quando serve e in quantità proporzionale alle esigenze. Gli appartamenti con pochi affacci sull’esterno, infatti, hanno spesso temperature interne troppo elevate che inducono talvolta gli inquilini ad aprire le finestre, mentre altri appartamenti più esposti presentano contemporaneamente temperature assai più ridotte. Un’ottima soluzione a questo problema è proprio l’installazione di valvole termostatiche che permettano di ridistribuire il calore, con indubbi risparmi energetici rispetto all’apertura delle finestre.”

Ma l’efficientamento energetico può anche garantire passi in avanti dal punto di vista dell’utilizzo circolare delle materie prime.

In questo momento mi sto occupando dell’efficientamento dei siti di produzione di un’importante azienda vinicola, nell’ottica di recuperare sia calore che materia: le vinacce di scarto, ad esempio, possono essere distillate per ottenere grappe o utilizzate per produrre calore. Inoltre, è stato possibile produrre azoto (necessario per garantire la stabilità dei vini) in loco con impianti tecnologici semplici e quindi eliminare costi ed emissioni legati a compressione, ricarica e consegna dello stesso”.

La figura dell’ingegnere ambientale deve avere dunque una visione ampia che vada oltre la realizzazione di un’opera “fine a se stessa”, come ci conferma Palazzolo:

“Un ingegnere ambientale ha una visione ampia che va oltre la realizzazione di un’opera classica di settore “fine a se stessa”, poiché l’approccio è guidato da un punto di vista energetico, delle risorse. All’inizio per molti ero semplicemente quello che “fa impianti tecnici fotovoltaici” ma, con il tempo, ho avuto ragione della mia visione e della mia professionalità.”

Come intraprendere questa professione

Come abbiamo anticipato, l’ing. Palazzolo ha creduto subito nel potenziale delle rinnovabili approcciandosi ad esse sin dai primi anni 2000; ma oggi l’interesse verso questo tipo di professioni è crescente e molti giovani sono attratti dalle possibilità che possono nascere all’interno del settore. Da dove può iniziare la scelta formativa? L’ingegnere ci ha raccontato in breve qual è stato il suo percorso, mosso sicuramente da una forte passione personale.

“Ho sempre avuto passione e curiosità nel comprendere il funzionamento delle cose, gli equilibri della natura, le trasformazioni della materia e dell’energia. Mi ha sempre affascinato poter vedere e toccare con mano le leggi della fisica e della natura, imparando a quantificarle nel miglior modo possibile. Dopo aver frequentato il liceo scientifico, ho lavorato qualche anno come impiantista, esperienza che mi ha lasciato un forte approccio pratico alla risoluzione dei problemi. Mi sono poi laureato in Ingegneria dell’Ambiente e delle Risorse. Dopo la laurea ho convinto la mia precedente azienda di impiantistica ad imbarcarsi insieme a me nell’avventura delle rinnovabili. Da allora ho continuato ad occuparmi delle stesse e poi anche degli impianti termici; prima in Sicilia, la mia terra d’origine, e poi in Friuli, dove mi sono trasferito per esigenze personali e non lavorative.”

La formazione è stata dunque fondamentale così come continua ad esserlo l’aggiornamento professionale costante, soprattutto in un settore in cui l’innovazione tecnologica e normativa procede a gamba spedita. Anche i percorsi formativi sono in continua evoluzione, oggi le strade che anche l’ing. Palazzolo si sente di consigliare per approcciarsi a questo tipo di professione sono i percorsi accademici in ingegneria dell’ambiente o ingegneria energetica.

Nel quotidiano

Non di minore importanza è l’aspetto quotidiano della professione: innanzitutto il rapporto con il cliente, la cui soddisfazione rappresenta uno degli elementi più gratificanti. Essenziale è poi il lavoro di squadra. Collaborazione e fiducia fra professionalità pur diverse ma aventi lo stesso obiettivo sono alla base della buona riuscita di un progetto:

“La mia giornata lavorativa, almeno pre-Covid, si divide fra l’attività di simulazione informatica in studio e gli incontri con il cliente, con i gestori della rete (Terna, Enel…), con gli uffici pubblici preposti all’urbanistica, all’edilizia e con tutte le altre figure professionali coinvolte nella realizzazione di un progetto (dall’architetto che studia il posizionamento degli impianti, agli impiantisti che materialmente li installano). È poi fondamentale la supervisione di tutte le fasi – dalla progettazione all’installazione – per garantire il rispetto delle normative ambientali, urbanistiche, paesaggistiche, etc. Visite ai cantieri e sopralluoghi sono quindi un’altra parte rilevante delle mie giornate lavorative. Direi che il tempo si divide fra attività individuali al 40%, di collaborazione/dialogo al 60%; fra attività in ufficio al 70%, in cantiere al 30%”.

Le attività individuali consistono soprattutto nella simulazione del comportamento degli impianti e nelle verifiche normative:

“Il dimensionamento degli impianti termici comporta innanzitutto la simulazione del comportamento attuale dell’edificio e dell’impianto in termini di generazione e mantenimento del calore. Tale simulazione è poi confrontata col comportamento che si otterrebbe applicando variazioni all’impianto (ad esempio con un nuovo tipo di caldaia) o all’edificio (realizzando il cosiddetto “cappotto”). La scelta finale deve poi rispettare gli obblighi normativi vigenti e gli adeguamenti necessari per ottenere ad esempio una certa fascia di certificazione energetica.”

Prospettive rosee

Oltre al suo indubbio contributo al raggiungimento della neutralità climatica, l’efficientamento energetico degli edifici è in grado di stimolare l’economia locale – le piccole e medie imprese in particolare – e di generare un alto numero di posti di lavoro, tanto da essere stato inserito come iniziativa chiave nello European Green Deal e nella ripresa post Covid-19. La Commissione Europea ha previsto il raddoppio del tasso di ristrutturazione come parte del piano di ripresa economica.

È chiaro che si tratta di un settore che offre grandi potenzialità di crescita, anche in termini di posti di lavoro, ed è allo stesso tempo essenziale per costruire un futuro climaticamente neutrale. È una scelta di valore, in tutti i sensi.

Professioni&Clima: una rubrica interamente dedicata ai Climate Jobs

Elisa Terenghi

Nata a Monza nel 1994, mi sono laureata in Fisica del Sistema Terra presso l’Università di Bologna nel marzo 2019, conseguendo anche l’Attestato di formazione di base di Meteorologo del WMO. Durante la tesi magistrale e un successivo periodo come ricercatrice, mi sono dedicata all’analisi dei meccanismi di fusione dei ghiacciai groenlandesi che interagiscono con l’oceano alla testa dei fiordi. Sono poi approdata a Meteo Expert, dove ho l’occasione di approfondire il rapporto fra il cambiamento climatico e la società, occupandomi di rischio climatico per le aziende.

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