Acqua e fast fashion: ecco perché dovremmo fare shopping di seconda mano
A livello mondiale l'industria della moda utilizza ogni anno una quantità d'acqua pari a quella necessaria per riempire 37 milioni di piscine olimpioniche.
L’acqua scarseggia a causa della crisi climatica e quindi ogni cambiamento, che sia piccolo o enorme, può fare la differenza. L’industria della moda per quanto riguarda il consumo inappropriato di acqua è purtroppo in prima linea. Basta dire che a livello mondiale l’industria della moda utilizza ogni anno una quantità d’acqua pari a quella necessaria per riempire 37 milioni di piscine olimpioniche.
Acqua e fast fashion: quando l’avidità di un settore deteriora l’ambiente. Lo shopping si seconda mano è una soluzione
Si parla tanto di fast fashion, ossia quel settore dell’abbigliamento che produce abiti di bassa qualità a prezzi più che ridotti e che ha la capacità di lanciare nuove collezioni in tempi brevissimi. Tutto questo è possibile appunto utilizzando in maniera impropria le risorse ambientali e producendo montagne di rifiuti.
La Francia vuole introdurre la prima legge al mondo per limitare il fast fashion |
Un nuovo studio prodotto dall’ente benefico Oxfam quantifica il bene che possiamo fare all’ambiente facendo shopping di seconda mano. Secondo i dati raccolti, acquistare un solo paio di jeans usati e una maglietta fa risparmiare l’equivalente di 20.000 bottiglie d’acqua standard.
L’analisi dell’ente benefico mostra che per produrre una maglietta di cotone è necessario l’equivalente di 5.400 bottiglie d’acqua da 500 ml. Ciò è sufficiente a soddisfare il fabbisogno di acqua di 1.600 persone in un giorno. Per produrre un paio di jeans servono 16.000 bottiglie d’acqua, sufficienti a idratare 4.750 persone in un giorno. “Da queste statistiche è chiaro che stiamo annegando nella moda”, afferma Lorna Fallon, direttrice del settore vendita al dettaglio di Oxfam.
Perché l’industria della moda consuma così tanta risorsa idrica?
La moda è un’attività che richiede risorse in tutta la sua filiera: dalla coltivazione delle fibre naturali (in particolare il cotone) alla tintura dei tessuti e al lavaggio degli indumenti. L’impronta idrica totale degli indumenti utilizzati nel Regno Unito ogni anno equivale a otto miliardi di metri cubi, fa notare Oxfam. Ciò è sufficiente a soddisfare il consumo di acqua dell’intera popolazione del Regno Unito per due anni.
A livello mondiale, l’industria della moda utilizza ogni anno 93 miliardi di metri cubi di acqua, una quantità sufficiente a riempire 37 milioni di piscine olimpioniche. Inoltre, la moda ha anche un grande problema di comunicazione trasparente poiché il 90% dei marchi non rivela alcun rischio legato all’acqua nei propri documenti.