India tra caldo estremo e scarsità d’acqua: situazione e prospettive
Ondate di caldo sempre più intense e frequenti, alluvioni, siccità e perdita di ghiacciai: la crisi climatica diminuirà la disponibilità d'acqua del secondo Paese più popoloso del Mondo
Caldo intenso, siccità e scarsità d’acqua: da settimane l’India sta vivendo giornate estremamente roventi, specie nei settori centro-settentrionali. Qui ad aprile le temperature massime si sono mantenute in media intorno ai 36-38 gradi, un record degli ultimi 122 anni per il mese di Aprile. Il gran caldo sta mettendo in difficoltà il Paese con ricadute non solo sulla salute, ma anche sul settore dell’energia e sull’agricoltura. Questa condizione, accompagnata da mesi di assenza di precipitazioni, sta avendo effetti anche sulla disponibilità di acqua nel Paese. Una situazione complessa che ci fa intravedere quello che potrebbe essere il futuro dell’India.
Il fiume Yamuna, importante affluente del fiume Gange che attraversa anche Nuova Delhi è già a secco: il livello del fiume di solito diminuisce tra fine giugno e inizio luglio, ma quest’anno è già a secco nella prima settimana di maggio. Secondo il Dipartimento Meteorologico Indiano l’ondata di caldo che sta ancora interessando la città sta provocando una vera e propria crisi dell’acqua.
Il Delhi Jal Board di Nuova Delhi ha chiesto al Dipartimento di Irrigazione di Haryana di rilasciare altri 4 metri al secondo di acqua fino all’arrivo dei monsoni. Ma anche nello stato di Haryana c’è scarsità di acqua. Lo stato si sta impegnando per erogare quanto stabilito, ma potrebbero non riuscire a far fronte alle richieste straordinarie ricevute, anche in vista dell’estate.
Caldo intenso e scarsità d’acqua: stagione pre-monsonica asciutta per l’India centrale e nord-occidentale
Dopo un inverno complessivamente piovoso (chiuso con un 50% in più della pioggia a livello nazionale), la stagione pre-monsonica, che in India va da marzo a fine maggio, quest’anno risulta essere meno piovosa del normale: complessivamente a livello nazionale è caduto il 28-30% della pioggia in meno rispetto alla media. Nel bilancio nazionale pesano le anomalie registrate nelle zone colpite dal caldo: sui settori centrali dell’India è caduto il 63% in meno della pioggia normale, mentre a Nord-Ovest è caduto l’83% in meno della pioggia. A Nord-Est e nel settore peninsulare, invece, si sono registrate piogge in media con il periodo. Nel Territorio Nazionale della Capitale di Delhi non piove da inizio marzo.
Molte persone stanno aspettando taniche di acqua, e migliaia di indiani ogni anno soffrono per la mancanza di acqua durante l’estate.
India: disponibilità d’acqua a rischio anche a causa della crisi climatica
Le acque sotterranee sono complessivamente sovra-sfruttate nei settori nord-occidentali dell’India. Nel territorio di Nuova Delhi c’è uno sovrasfruttamento delle risorse idriche sotterranee, specie nei settori a sud. Qui, secondo i dati del 2020 dell’India Water Resources Information System (IWRIS), le risorse sotterranee si attestano intorno ai 290 milioni di metri cubi d’acqua, che però equivalgono al pescaggio annuale per uso domestico, industriale ed agricolo. Fortunatamente i monsoni riescono a contribuire ogni anno a bilanciare lo sfruttamento delle risorse sotterranee. L’IWRIS stima che in futuro saranno disponibili solo 20 milioni di metri cubi per l’irrigazione, rispetto ai 70 attuali.
In India vivono 1,38 miliardi di persone, il 18% della popolazione globale. L’India è il secondo Stato per numero di persone, – per poco – dopo la Cina (1,4 miliardi), che potrebbe però superare nell’arco dei prossimi anni. Ma nello stato indiano risiede solo il 4% dell’acqua dolce disponibile. Ciò significa che, con un costante aumento della domanda di acqua, con temperature in costante aumento e periodi di siccità più lunghi, la disponibilità è destinata a diminuire.
Nel 2010 la disponibilità d’acqua pro capite era di 1588 metri cubi l’anno. Secondo le soglie internazionali, un Paese è interessato da stress idrico quando la disponibilità d’acqua pro capite scende sotto i 1700 metri cubi l’anno. Secondo i dati di IWRIS, nel 1951 la disponibilità d’acqua superficiale si assestava intorno ai 5200 metri cubi l’anno e nel 1991 oltre i 2300 metri cubi l’anno: il trend è in netto calo, e si stima che potrebbe scendere a 1400 metri cubi entro il 2030 e a 1190 entro il 2050. Tutto questo rende l’India il Paese asiatico più vulnerabile per quanto riguarda la produzione agricola.
Il riscaldamento globale potrebbe mettere a rischio la disponibilità d’acqua anche in India. La crisi climatica, infatti, potrebbe modificare l’andamento delle precipitazioni, dando origine ad eventi sempre più estremi da un lato e dall’altro, con maggiore rischio di alluvioni e, paradossalmente, di periodi di siccità più lunghi. Questo sbilanciamento ovviamente avrà conseguenze sulla disponibilità di risorse idriche superficiali e sotterranee, che potrebbero subire cambiamenti territoriali e temporali. A questo bisogna aggiungere il rischio di maggiori contaminazioni batteriche, e una cattiva gestione dei rifiuti, che potrebbero rendere le poche risorse disponibili, persino più pericolose.
Cattiva gestione, guerre e inquinamento
Ma non è l’unico problema. Purtroppo la maggior parte della regione asiatica è soggetta a stress idrico sia in termini di quantità d’acqua che di qualità a causa di una cattiva gestione della risorsa. Nel Gange, ad esempio, confluiscono circa 3 milioni di litri di liquami, di cui solo la metà viene trattato. Purtroppo però nel Gange confluiscono anche scarti derivanti da impianti chimici, concerie, industrie tessili, macellai e anche ospedali. Uno studio ha rilevato che l’acqua proveniente dal 70-90% delle abitazioni analizzate conteneva tracce di arsenico o ferro.
E in India per l’acqua si combatte. Il sud dell’Asia purtroppo è stato sede anche di guerre dell’acqua. Basti pensare ai decenni di accese dispute tra India e Pakistan per accedere a questa risorsa.
Crisi climatica e fusione dei ghiacciai dell’Himalaya: cosa cambierà per l’India?
Il nord dell’India fa affidamento anche sulla fusione della neve che cade sulle vette dell’Himalaya. Purtroppo la crisi climatica sta cambiando anche l’andamento delle precipitazioni nevose e la fusione dei ghiacciai. L’acqua che proviene dall’Himalaya è fondamentale per la sopravvivenza di metà dell’umanità: il ghiaccio e la neve fusi alimentano i principali fiumi dell’Asia e sono importantissimi per circa 220 milioni di persone, esposte a siccità. Come risultato del cambiamento climatico, l’ultimo rapporto dell’IPCC sugli impatti della crisi climatica ha evidenziato una variazione delle condizioni ambientali della regione, rilevando come la linea del bosco si sia alzata lungo i pendii dell’Himalaya, dove nel prossimo futuro potrebbero comparire anche specie vegetali aliene.
Le alte catene montuose dell’Asia centrale secondo l’IPCC potrebbero perdere fino al 50-64% dei loro ghiacciai entro la fine del secolo (secondo gli scenari RCP 4.5 e 8.5). Il ghiacciaio Gangotri , da cui nasce il Gange, si è ritirato di circa 20-22 metri ogni anno: come riporta il glaciologo Milap Chand Sharma della Jawaharlal Nehru University, rispetto al 1817 il ghiacciaio si è ritirato di 3 chilometri.
La fusione dei ghiacci potrebbe dare vita ad un aumento del flusso dei fiumi. Secondo alcuni studi il Brahmaputra, il Gange e il Meghna potrebbero aumentare il loro deflusso rispettivamente del 16, 33 e 40 per cento entro fine secolo, ma soprattutto durante la stagione delle piogge (IPCC WGII Sixth Assessment Report). La gran parte della popolazione asiatica però vive in zone soggette alla siccità, e quindi la crisi climatica diminuirà ulteriormente la disponibilità d’acqua, causando anche carenza di cibo e malnutrizione. E la vulnerabilità della popolazione aumenterà per ogni grado di riscaldamento globale.
Oltre alla perdita di risorse idriche, l’aumento delle temperature provocherà sempre più eventi estremi. I ghiacciai asiatici stanno infatti diventando sempre più instabili, con crescenti rischi per le popolazioni a valle. L’espansione dei laghi glaciali può creare alluvioni importanti, note come glacier lake outburst flood (GLOF). L’ultimo episodio è stato segnalato in Pakistan, proprio in seguito all’intensa ondata di caldo che ha interessato il Paese e l’India a fine Aprile.
After an extended period of scorching heat in Pakistan, here's the result. A Glacial Lake Outburst Flood (GLOF) occurs when a lake at the base of high altitude glacier breaches it dam due to excessive melt. These devastating floods will continue to multiply in a warmer world. https://t.co/UHC8ogNnnM
— Jeff Berardelli (@WeatherProf) May 8, 2022