Oceani e mari del Pianeta mai così caldi come in questo periodo: cosa sta succedendo?
Negli ultimi mesi, la superficie dei mari e degli oceani del Mondo ha raggiunto temperature eccezionalmente elevate: il 31 luglio la temperatura media superficiale degli oceani e mari del Mondo ha raggiunto una valore record di 20,96 gradi. A metà agosto il 27% delle aree marine del mondo era interessato da un’ondata di caldo marina, e da metà marzo ad oggi la temperatura mensile media degli oceani continua a viaggiare ben oltre i valori normali. Si tratta di un evento eccezionale di cui abbiamo avuto esperienza diretta anche noi: in questa caldissima estate il Mediterraneo si è scaldato in modo anomalo, raggiungendo infatti le temperature superficiali medie più elevate mai registrate negli ultimi 43 anni. Il mare che ci circonda non è mai stato così caldo.
Oceani e mari mai così caldi come negli ultimi mesi: cosa sta succedendo?
Il fenomeno delle ondate di caldo marine è un indice molto preoccupante, che ha conseguenze sotto e sopra la superficie dell’acqua. L’equilibrio delicato delle forme di vita marine risente molto dell’aumento della temperatura dell’acqua, ma anche noi che viviamo sulla terraferma subiamo gli impatti di questo fenomeno, che ha conseguenze sulle attività ittiche e turistiche, ma anche in termini di eventi meteo più estremi. Più è alta la temperatura dell’acqua, più aumenta l’umidità, vera e propria benzina per le perturbazioni in transito.
Per comprendere meglio cosa sta succedendo, gli scienziati del programma di ricerca World Climate Research, sponsorizzato anche dall’Organizzazione Mondiale di Meteorologia, hanno analizzato la situazione, cercando di comprendere le cause e le possibili ricadute di questa anomalia globale.
Ad oggi sappiamo che sulla linea equatoriale del Pacifico orientale si sta sviluppando, dopo 7 anni, un nuovo episodio del Niño. Le temperature superficiali dell’oceano Pacifico tropicale, durante questi episodi ciclici, si riscaldano in modo anomalo, influenzando anche le temperature lungo tutto il Pacifico equatoriale.
Secondo uno studio recente, le ondate marine più estese si sono verificate proprio durante episodi intensi del Nino, specie nel nord-est del Pacifico, che oggi presenta difatti temperature molto superiori alla norma.
Altri fattori che stanno contribuendo a dare vita a temperature così elevate nei mari del nostro Pianeta, possono ricercarsi in un altro fenomeno chiamato Oscillazione Nord Atlatica (NAO), che ha un impatto sulle temperature dell’oceano Atlantico settentrionale, altra zona che ha subito ondate di calore consecutive, dai tropici alle medie latitudini.
“La NAO è un fenomeno di teleconnessione della pressione atmosferica – spiega Daniele Izzo, meteorologo di Meteo Expert e autore per IconaClima.it –. Quando la pressione atmosferica aumenta più del normale sulle Azzorre, si nota contemporaneamente una diminuzione ulteriore della pressione alle latitudini dell’Islanda, dove invece troviamo il ciclone islandese. In fase positiva la NAO provoca un aumento del flusso occidentale e l’arrivo di perturbazioni e tempeste extra-tropicali sul Nord Europa. Allo stesso tempo l’anticiclone si estende verso il Mediterraneo e l’Italia, impedendo l’arrivo di perturbazioni atlantiche“.
Quando invece si trova in fase negativa, la NAO influenza i venti superficiali e la temperature degli oceani. Nello specifico, la NAO è rimasta fortemente negativa tra metà aprile e metà maggio, e in gran parte del mese di luglio: in questa fase diminuisce la quantità di sabbia del Sahara spinta sull’Oceano Atlantico tropicale, permettendo il passaggio di più luce solare, che riscalda così la superficie marina. Ma – spiegano gli scienziati – ci sono altri fattori locali naturali, che possono concorrere a questo fenomeno. La ricerca scientifica dovrà fare luce ed approfondire lo studio di questi fenomeni per poter dare una più dettagliata spiegazione della situazione.
A questi fenomeni naturali e ciclici, però, non bisogna dimenticare di aggiungere l’effetto del riscaldamento globale: il 90% dell’eccesso di calore associato al riscaldamento globale, infatti, viene assorbito dagli oceani. Questo ha attuito infatti le ricadute del riscaldamento globale, ma allo stesso tempo ha fatto sì che la superficie degli oceani si scaldasse di 0,9°C rispetto ai valori pre-industriali.
Questo riscaldamento “di base” fa sì che le temperature raggiungano valori sempre più alti, e per più lunghi periodi di tempo, con effetti sulle oscillazioni naturali climatiche come quelle dal Niño o della NAO, e in generale sulle ondate di calore marine in tutto il Mondo, oggi più intense e diffuse rispetto al passato.
Dopo un’estate così calda, cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?
Le previsioni stagionali e le simulazioni sperimentali sulle ondate di calore indicano che il riscaldamento anomalo sarà ancora protagonista nei prossimi mesi. In particolare, avvisano gli scienziati, c’è un 50-80% di probabilità che l’Oceano Atlantico tropicale resti più caldo del normale anche nell’autunno e inverno boreale 2023. Ondate di caldo marine interesseranno anche l’Atlantico settentrionale nel corso delle prossime settimane e nel Mar glaciale Artico, si prevedono ondate di calore diffuse almeno fino a Novembre.
El Nino continuerà ad intensificarsi sull’Oceano Pacifico, con un elevato rischio di nuove ondate di calore intense sulla costa occidentale degli Stati Uniti nella primavera 2024. Secondo l’ultimo bollettino della NOAA, l’anomalia della temperatura della zona 3.4 del El Nino – quella monitorata per comprendere l’intensità del fenomeno – ha superato la soglia di 1°C nell’ultimo trimestre: stando alle attuali proiezioni dei modelli l’apice potrebbe arrivare tra Novembre e Gennaio 2024, quando l’anomalia di questo settore del Pacifico potrebbe superare gli 1,5°C, se non addirittura i 2°C, o nella peggiore delle ipotesi i 2,5°C. In ogni caso si tratterebbe di un episodio molto intenso del Nino.
Gli impatti di queste condizioni non sono certo circoscritti: le ondate di caldo marine provocano danni all’economia e agli ecosistemi per miliardi di dollari ogni anno. Le ondate di caldo che avvengono nel periodo estivo disturbano la vita marina, dalla superficie fino al fondale: persino l’erba di mare, le alghe e i coralli sono sotto stress.
Oltre ad alterare l’equilibrio della vita sotto marina, le ondate di calore dei mari e degli oceani hanno un impatto anche per le dinamiche dell’atmosfera sovrastante. Quando il mare è più caldo, l’atmosfera direttamente sopra risulta più carica di umidità: al passaggio di una perturbazione, di una tempesta o ciclone, l’umidità diventa una fonte di energia capace di rendere i sistemi perturbati ancora più intensi. Per questo gli scienziati si aspettano cicloni tropicali più intensi sull’Atlantico, sul Pacifico e sull’Oceano Indiano, e dunque fenomeni più intensi sulla terraferma.
L’inerzia che accompagna il riscaldamento degli oceani rispetto a quello che sta subendo l’atmosfera, potrebbe risultare in un aumento costante della temperatura superficiale dei mari del Pianeta. Per questo è necessario agire il prima possibile per fermare le emissioni di gas serra, e intervenire con un piano di mitigazione e adattamento strutturato a livello locale e globale.