Api in pericolo: l’utilizzo di pesticidi oggi può ridurre nel futuro il tasso di crescita
Uno studio statunitense ha evidenziato come le api possano richiedere più generazioni per riprendersi da una singola esposizione ai pesticidi
Uno studio pubblicato su PNAS, rivista scientifica statunitense, evidenzia che l’esposizione passata agli insetticidi ridurrebbe la riproduzione delle api e il conseguente tasso di crescita della popolazione. Oltre ai danni immediati causati dall’esposizione agli insetticidi, tra i quali i neonicotinoidi, le api quindi ne subirebbero anche altri, invisibili ma duraturi che si ripercuotono negativamente anche sulle loro future generazioni. “Il declino globale degli insetti è profondamente preoccupante, specialmente per gruppi come le api che forniscono importanti servizi all’umanità. Rileviamo che l’esposizione ai pesticidi ha ridotto drasticamente la riproduzione delle api, rallentando la crescita della popolazione. Gli effetti di trascinamento hanno ridotto la riproduzione delle api del 20%: ciò indica che le api possono richiedere più generazioni per riprendersi da una singola esposizione ai pesticidi; pertanto, gli effetti di trascinamento devono essere considerati nella valutazione del rischio e nella gestione della conservazione”.
“I pesticidi sono collegati al declino globale degli insetti, con impatti sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici essenziali. Oltre agli impatti diretti ben documentati dei pesticidi nella fase o nel momento attuale, i potenziali effetti di riporto ritardati dall’esposizione passata in una fase diversa della vita, possono aumentare gli impatti su individui e popolazioni. Abbiamo studiato gli effetti dell’esposizione attuale e gli effetti di trascinamento dell’esposizione passata agli insetticidi sui tassi vitali individuali e sulla crescita della popolazione dell’ape solitaria, Osmia lignaria, in un disegno completamente incrociato su 2 anni, con esposizione all’insetticida o nessuna esposizione ogni anno. L’esposizione agli insetticidi direttamente agli adulti in cerca di cibo e tramite effetti di trascinamento dall’esposizione passata ha ridotto la riproduzione. L’esposizione ripetuta per 2 anni ha ulteriormente compromesso le prestazioni individuali, portando a una riduzione di quasi quattro volte nella crescita della popolazione di api. L’esposizione anche a una singola applicazione di insetticida può avere effetti persistenti sui tassi vitali e può ridurre la crescita della popolazione per più generazioni. Gli effetti di trascinamento hanno avuto profonde implicazioni per la persistenza della popolazione e devono essere considerati nella valutazione del rischio, nella conservazione e nelle decisioni di gestione degli impollinatori per mitigare gli effetti dell’esposizione agli insetticidi” hanno dichiarato Clara Stuligross e Neal M. Williams autori dello studio.
Da anni vengono sollevati dubbi sull’utilizzo di moltissimi insetticidi e pesticidi: finora i piani di protezione delle api si sono basati sugli effetti dei pesticidi su una singola generazione e non tengono conto dei danni persistenti che possono anche scavalcare le generazioni. I neonicotinoidi sono stati fino al 2018 gli insetticidi più usati al mondo; la loro fama ha cominciato a vacillare quando si è scoperto che se è vero che non sono dannosi per mammiferi e uccelli, lo sono però per gli insetti, comprese le api, la cui azione di impollinazione è fondamentale per le piante che gli insetticidi stessi dovrebbero proteggere. Per questo nel 2018 i principali neonicotinoidi sono stati banditi nell’Unione Europea e il loro uso ristretto anche negli Stati Uniti. Non vuol purtroppo però dire che non vengano più usati e che abbiano smesso di fare danni; ad esempio nel 2020 la Francia ha deciso di permetterne l’uso in specifiche situazioni.