Cetacei a rischio: un quarto degli esemplari spiaggiati lungo le coste italiane è morto per motivi imputabili all’uomo
La ricerca di Greenpeace commissionata all'Università di Padova
Una ricerca commissionata da Greenpeace all’Università di Padova ha evidenziato come un quarto dei cetacei spiaggiati lungo le coste italiane negli ultimi anni sia morto per motivi riconducibili all’uomo. Tra le cause principali l’intrappolamento nelle reti abbandonate o in quelle illegali come le spadare vietate dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e dall’Unione Europea nel 2002 e la contaminazione da plastica. Fra le cause naturali invece preoccupa la diffusione del virus del morbillo. Dati allarmanti sono stati diffusi il 28 luglio, in occasione della Giornata Mondiale per la Conservazione della Natura che viene celebrata ogni anno in questa data. Scendendo nei dettagli, nel mese di luglio 2 capodogli sono rimasti intrappolati nelle spadare al largo delle Eolie e l’84% dei grandi cetacei spiaggiati tra il 2008 e il 2019 aveva nel proprio stomaco frammenti di plastica. In particolare in soli 7 mesi, tra il 2018 e 2019, sono morti 26 capodogli nel Mediterraneo occidentale, di cui 16 sulle coste italiane; si tratta di perdite importanti su una popolazione che nel Mediterraneo potrebbe comprendere solo poco più di un migliaio di esemplari adulti. In una femmina spiaggiata a Olbia a inizio 2019 sono stati trovati addirittura 22 kg di plastica.
“In Italia lo sforzo dei veterinari degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali e degli enti di ricerca per raccogliere dati è enorme, ma la rete nazionale istituita nel 2015 va resa operativa al più presto in modo da garantire una raccolta dati omogenea su tutto il territorio italiano” ha dichiarato Sandro Mazzariol dell’Università di Padova, autore della ricerca. I veterinari hanno evidenziato anche la presenza di un virus, il morbillo dei cetacei, che dopo gravi epidemie di stenelle (mammiferi della famiglia dei delfini) tra il 1990 e il 2008 sembra coinvolgere anche diverse specie di cetacei: 5 dei 6 capodogli spiaggiati nell’estate 2019 sono risultati positivi al virus che sta facendo il “salto di specie” arrivando a lontre di fiume e foche. “Non possiamo permettere che attività illegali e il degrado ambientale causato dall’uomo, a partire dall’inquinamento da plastica, facciano scomparire questi animali dai nostri mari. La vulnerabilità dei cetacei a un virus dipende anche dallo stress causato da un ambiente malato. È fondamentale per la loro e la nostra salute proteggerli” si legge in una nota di Greenpeace.