Contaminati più del 75% dei mari europei
La salute dei nostri mari a rischio
L’ultima relazione sui “contaminanti nei Mari europei” evidenzia come la presenza di sostanze sintetiche e metalli pesanti nei mari continui a essere un problema su vasta scala in Europa. Tra il 75 e il 96% delle aree valutate presenta un superamento dei limiti per una o più sostanze.
Un nuovo rapporto dell’Agenzia europea per l’Ambiente (European Environment Agency), pubblicato il 15 maggio scorso, denuncia lo stato di degrado in cui versano i mari attorno al nostro continente con oltre tre quarti delle aree valutate che mostrano contaminazione da metalli pesanti o da sostanze chimiche pericolose. Il rapporto mostra come tutti i mari attorno all’Europa presentino un problema di contaminazione su larga scala, che va dal 96% dell’area valutata nel Mar Baltico, al 91% nel Mar Nero, all’87% nel Mediterraneo e al 75% nell’Atlantico nord-orientale.
Buone notizie
Limitati segnali positivi sono comunque messi in evidenza dal rapporto: metalli pesanti (come cadmio e mercurio), IPA, composti organostannici, PBDE e materiali radioattivi, risultano in calo in molte aree. Questo può essere un effetto diretto delle politiche di divieto o di restrizione messe in atto per ridurre i contaminanti nell’ambiente europeo, nonché le successive azioni preventive intraprese dagli Stati membri e dalle industrie.
Tali riduzioni possono avere un impatto positivo e visibile sulle caratteristiche dell’ecosistema. Il miglioramento del successo riproduttivo dell’aquila di mare dalla coda bianca nel Mar Baltico, grande predatore, molto vulnerabile alle sostanze nocive accumulatesi nella rete alimentare, è attribuito, in gran parte, al declino delle concentrazioni di DDT, a seguito del suo divieto di utilizzo. Un problema che però continua ad affliggere il Mediterraneo ancora raggiunto dal DDT utilizzato nel Nord Africa.
Scenari futuri
Nonostante queste buone notizie rimane comunque evidente che la maggior parte delle aree marine europee ha ancora livelli di concentrazione superiori alle soglie concordate per una o più sostanze tanto che gli esperti evidenziano come molto difficilmente si riuscirà a raggiungere gli obiettivi di salvaguardia dell’ambiente marino fissati per il 2020-2021. Un problema aggiuntivo risulta la vigilanza circa i potenziali nuovi contaminanti, così come per quelli esistenti, come ben messo in evidenza da Johnny Reker, autore principale del rapporto:
«ogni due minuti e mezzo viene creata una nuova sostanza chimica e non ne conosciamo gli effetti»
In aggiunta a questo quadro va considerato come la triplicazione di manufatti importati in Europa tra il 2000 e il 2015, compreso, da paesi con una regolamentazione meno completa, e la presenza di circa 3,5 milioni di siti contaminati in Europa faccia presumere che la sfida ai contaminanti continuerà ancora per molto tempo.