Salute del pianeta

È la Giornata mondiale delle zone umide: perché sono vitali per il Pianeta

Le zone umide sono alcuni degli ecosistemi più ricchi di fauna selvatica del pianeta, le loro acque poco profonde e l’abbondante vita vegetale supportano anche insetti e animali. Il 2 febbraio si celebra la Giornata mondiale delle zone umide: in questo giorno nel 1971, infatti, i rappresentanti di 18 nazioni riuniti a Ramsar, in Iran, adottarono la Convenzione sulle zone umide, chiamata anche Convenzione di Ramsar, un trattato volto a conservare le zone umide di tutto il mondo.
Ad oggi, 171 Paesi hanno firmato il trattato. Ma dal 1971, più del 35% delle wetlands del mondo è stato prosciugato dalle azioni dell’uomo o perse per l’innalzamento del livello del mare.

Le zone umide, così come laghi, fiumi e altri ambienti acquatici in tutto il mondo, continuano a essere in pericolo, minacciate da inquinamento e aumento delle temperature e dallo sviluppo umano effettuato senza riguardo.

Cosa sono le zone umide

Le “wetlands” comprendono una vasta gamma di ecosistemi inondati in modo permanente o stagionale. Sono spesso lungo la costa, sotto forma di paludi erbose o foreste di mangrovie, ma possono anche trovarsi più all’interno, come paludi forestali o torbiere dove l’acqua si raccoglie e satura il terreno. Sono spesso alimentate da fiumi e affluenti e contengono laghi.

Sono zone belle dal punto di vista naturalistico ma soprattutto svolgono un importante ruolo in diversi ecosistemi. Oltre a salvaguardare le cose dall’erosione, aiutano a mantenere il microclima, sono fondamentali per la coltivazione del riso, che è l’alimento principale per circa il 20% della popolazione mondiale. Importante è anche il loro ruolo a livello economico con circa 660 milioni di persone che dipendono da pesca e acquacoltura. Mentre le foreste sono spesso descritte come i “polmoni della Terra”, perché sono importanti fonti di ossigeno, le zone umide sono descritte come “i reni”, perché filtrano le sostanze inquinanti a monte.

Gli ecosistemi delle zone umide costiere e d’acqua dolce ospitano il 40% di tutta la biodiversità. Le torbiere, un particolare tipo di zona umida con vegetazione, immagazzinano il doppio del carbonio rispetto alle foreste del mondo. Negli ultimi 200 anni, le zone umide sono state prosciugate per far posto allo sviluppo di terreni agricoli o infrastrutture.

Negli ultimi mesi, tuttavia, i governi hanno intensificato i loro sforzi per proteggere e ripristinare questi spazi naturali, una spinta secondo gli esperti non solo cruciale per proteggere la biodiversità, ma anche per contrastare la crisi climatica.

Una riunione del novembre 2022 della Convenzione di Ramsar sulle zone umide ha sottolineato il loro ruolo cruciale nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, il progetto dell’umanità per un futuro migliore.

Il mese successivo alla Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, i paesi hanno raggiunto un accordo storico per proteggere la natura, un accordo che includeva una disposizione per ripristinare almeno il 30% dei corpi idrici interni degradati e conservare in modo equo ecosistemi sani di acqua dolce.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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