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Ecosistema: perdute 571 specie di piante negli ultimi 250 anni

Una nuova ricerca svela che la velocità di estinzione delle piante è doppia rispetto a quella di mammiferi, uccelli e anfibi messi insieme

Se già i dati sull’inquinamento e sui cambiamenti climatici sono allarmanti, non da meno risultano quelli – usciti ufficialmente pochi giorni fa – che riguardano l’estinzione delle piante.

In circa 250 anni abbiamo perduto ben 571 piante con un tasso di estinzione che risulta addirittura il doppio rispetto a quello di mammiferi, anfibi e uccelli messi insieme. Oltre mezzo migliaio di piante perdute dal periodo in cui Carlo Linneo pubblicò il suo celebre Species Plantarum, un’opera di fondamentale importanza storico-scientifica, dal momento che conteneva la descrizione di tutte le piante conosciute all’epoca, consentendone facilmente l’identificazione attraverso l’attribuzione di ogni genere a una classe e un ordine (operazione, quest’ultima, resa possibile dalla semplice osservazione di stami e pistilli). Ciascuna specie veniva identificata da Linneo con un binomio in lingua latina (venivano, cioè, uniti due nomi: il nome del genere, comune a una serie di specie, e il nome specifico, un epiteto che caratterizza e consente l’univoca identificazione della specie. È proprio su questo che si basa l’attuale nomenclatura binomiale).

L’estinzione delle piante

Il preoccupante dato sull’estinzione delle piante, diffuso a livello planetario dall’IPBES, emerge da uno studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution il 10 giugno scorso. In particolare, le piante da seme scompaiono al ritmo di quasi 3 specie all’anno, prendendo in considerazione l’arco di tempo dal 1900 ad oggi. Un tasso di estinzione che risulta 500 volte più alto di quanto, in teoria, dovrebbe essere in natura. Lo studio ha esaminato oltre 330.000 specie, scoprendo che le aree più danneggiate sono la fascia tropicale della Terra e le Isole. Per quanto riguarda la vegetazione di tipo perenne (alberi, arbusti e piante varie) il dato è sconcertante: essa rischia di scomparire indipendentemente dal luogo del Pianeta in cui si trova. In assoluto, le aree in cui il pericolo di estinzione è più elevato sono quelle ad alto tasso di biodiversità: tra queste, il Madagascar, l’India, il Sud Africa e le foreste pluviali brasiliane.

C’è da dire che l’estinzione delle specie è un fenomeno naturale, facente del processo evolutivo, ma risulta comunque un evento raro. Essa ha luogo quando un habitat si modifica e le specie esistenti si trovano a vivere in condizioni svantaggiose. Il cambiamento può essere determinato da variazioni climatiche, da eventi geologici importanti o da disastri naturali. Di solito, le specie estinte sono sostituite da altre specie più adatte a vivere nelle nuove condizioni ambientali ma, a volte, occorrono milioni di anni perché ciò accada. L’estinzione “naturale” delle specie è un fenomeno ricorrente, molto lento, caratterizzato soltanto occasionalmente da episodi di estinzioni di massa. Le estinzioni di massa si sono verificate per ben cinque volte nella storia del nostro pianeta. Le estinzioni di tipo “eccezionale” avvennero più o meno 60 milioni di anni fa, quando- secondo alcune ipotesi- un cataclisma scatenato da un meteorite determinò la scomparsa del 75 % delle specie viventi ,compresi i dinosauri, e circa 250 milioni di anni fa, quando – secondo ipotesi ancora controverse – nel giro di 8000 anni il 95% delle specie animali che popolavano le acque marine scomparvero, insieme al 70% di quelle terrestri e a un numero ancora imprecisato di piante. I dati che arrivano sull’attuale estinzione delle piante sono tanto più preoccupanti in quanto si inseriscono sulla certezza che la prossima “estinzione di massa” non avrà tra le sue cause meteoriti o glaciazioni, bensì l’azione dell’uomo.

La situazione

La distruzione degli habitat naturali, l’introduzione di specie invasive, i cambiamenti climatici dovuti all’effetto serra, l’inquinamento e lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali sono infatti dirette conseguenze dell’attività umana: e, se l’uomo non agirà per tempo, il risultato sarà inimmaginabile. La corposa ricerca sull’estinzione delle piante è iniziata nel 1988 grazie al lavoro di Rafaël Govaerts, un botanico del Royal Botanic Gardens Kew di Londra. Govaerts iniziò a compilare una banca dati di tutte le specie di piante conosciute, partendo proprio dalla famosa Specie Plantarum di Linneo. Studiando tutta la letteratura scientifica disponibile, Govaerts ha elencato tutte le specie da seme estinte o considerate estinte dagli studiosi, ma in seguito riscoperte da altri specialisti. Successivamente, il botanico si è avvalso della collaborazione del biologo evolutivo Aelys Humphreys delll’Università di Stoccolma. L’unione del lavoro tra i due ha portato al drammatico dato: 571 specie di piante estinte in soli 250 anni. Una cifra quattro volte maggiore rispetto a quella registrata nella Lista Rossa delle specie a rischio d’estinzione della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura).

Ancora un volta il monito è rivolto all’uomo: proteggiamo l’ambiente che ci circonda, altrimenti le conseguenze saranno devastanti.

Anna Maria Girelli Consolaro

Giornalista e conduttrice televisiva, Anna Maria dal febbraio 2010 lavora per Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995). Sin dall’infanzia è profondamente interessata e attratta da tutto quel che riguarda la natura e l’ambiente. Per questo, tra le sue grandi passioni, ci sono gli sport all’aria aperta e i viaggi. La sua attività giornalistica è sempre stata dedicata al settore delle eccellenze italiane e, su questo tema, ha condotto oltre 20 trasmissioni televisive, di cui è stata anche autrice. Moderatrice di convegni e conduttrice di eventi, per circa dieci anni Anna Maria ha scritto sulle pagine venete del Corriere della Sera.

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