Elefanti africani in pericolo: allarmante calo evidenziato in uno studio
La perdita di grandi mammiferi rappresenta un problema ecologico significativo non solo per l'Africa ma per tutto il Pianeta
Gli elefanti africani sono in pericolo: uno studio pubblicato sulla rivista scientifica statunitense Proceedings of the National Academy of Sciences testimonia nell’arco di circa mezzo secolo allarmanti cali della popolazione in numerosi siti del continente. Nella ricerca pubblicata lunedì 11 novembre, la valutazione viene definita come la più completa che si riferisce allo stato di 2 specie di elefanti africani, quello della savana e quello delle foreste, utilizzando dati provenienti da indagini condotte in 475 siti in 37 Paesi dal 1964 al 2016.
Nelle zone esaminate le popolazioni di elefanti della savana sono diminuite in media di circa il 70%, quelle della foresta di circa il 90%; cause determinanti il bracconaggio e la perdita di habitat. Tutto sommato c’è stata una diminuzione media del 77% che ha interessato entrambe le specie. Grazie però ai numerosi sforzi di conservazione questi animali sono scomparsi da alcune parti mentre in altre il loro numero è aumentato.
“Molte delle popolazioni perdute non torneranno e molte di quelle a bassa densità affrontano continue pressioni. Probabilmente in futuro ne perderemo altre. Abbiamo perso numerose famiglie di elefanti in molti Paesi ma la regione del Sahel settentrionale, ad esempio in Mali, Ciad e Nigeria, è stata particolarmente colpita. L’elevata pressione e la protezione limitata hanno portato all’estinzione. Abbiamo visto un vero successo invece in diversi luoghi ma in particolare nell’Africa meridionale con una forte crescita in Botswana, Zimbabwe e Namibia. Per le popolazioni che hanno mostrato tendenze positive, abbiamo rilevato una gestione e un modus operandis attivo da parte dei governi o di gruppi esterni che hanno assunto un ruolo importante” ha affermato George Wittemyer, professore di conservazione della fauna selvatica all’Università Statale del Colorado e presidente del comitato scientifico del gruppo Save the Elephants, organizzazione di ricerca e conservazione con sede a Nairobi.
Il bracconaggio in genere comporta l’uccisione di elefanti per le loro zanne che vengono vendute illegalmente su un mercato nero internazionale guidato principalmente dalla domanda di avorio in Cina e in altre parti dell’Asia. L’espansione agricola invece è il fattore principale della perdita di habitat. Si stima che la quantità di elefanti della foresta sia circa un terzo di quella che vivono nella savana. Il bracconaggio ha colpito le colonie della foresta in modo sproporzionato e ha devastato le popolazioni di entrambe le specie nell’Africa settentrionale e orientale.
Lo studio non ha tracciato un conteggio a livello continentale perché le varie indagini hanno impiegato metodologie diverse in diversi periodi di tempo per stimare la densità locale di elefanti, rendendo impossibile un conteggio unificato. Invece ha valutato le tendenze in ciascuno dei siti esaminati. Una stima della popolazione condotta separatamente da questo studio da parte di ambientalisti ha evidenziato che le due specie combinate contassero nel 2016, ultimo anno del periodo di studio, tra 415000 e 540000 elefanti: questa rimane la più recente conta completa a livello continentale.
“La perdita di grandi mammiferi rappresenta un problema ecologico significativo per l’Africa e per il Pianeta“, ha affermato Dave Balfour, ecologo conservazionista e coautore dello studio, ricercatore associato presso il Centro per l’ecologia della conservazione africana presso l’Università sudafricana Nelson Mandela. Anche l’elefante asiatico, la terza specie esistente al mondo sta affrontando una crisi demografica, causata da fattori simili a quelli dell’Africa.
“Sebbene le tendenze non siano buone, è importante riconoscere i successi che abbiamo avuto e continuiamo ad avere. Imparare come e dove possiamo avere successo nella conservazione degli elefanti è importante quanto riconoscere la gravità del declino che hanno sperimentato. Non solo sono una delle specie più senzienti e intelligenti con cui condividiamo il Pianeta ma anche una parte incredibilmente importante degli ecosistemi in Africa che struttura l’equilibrio tra foreste e praterie, funge da dispersore fondamentale di semi e da cui una moltitudine di altre dipende per la sopravvivenza” ha aggiunto Wittemyer.