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Disparità climatica, le emissioni dell’1% più ricco superano quelle della metà più povera della popolazione globale

C'è una grave disuguaglianza di responsabilità nella crisi climatica: il 10% più ricco della popolazione genera il 48% delle emissioni globali

Tutto il Mondo industrializzato contribuisce alla crisi climatica, ma c’è chi ha una maggiore responsabilità: secondo uno studio, un quarto delle emissioni globali arriva solo dall’1% della popolazione mondiale. Lo studio, pubblicato su Nature Sustainability ha analizzato il periodo 1990-2019, osservando una grave disparità climatica, una profonda disuguaglianza dell’impronta ambientale dei cittadini del Mondo.

Emissioni di gas serra, grandi le disparità anche tra le fasce di popolazione interne ai Paesi

La popolazione del mondo non contribuisce il egual misura al riscaldamento globale: ci sono persone che emettono 10 volte di più rispetto ad altre. Emergono grandi differenze non solo tra i Paesi del Mondo, ma anche al loro interno.

Lo studio ha riscontrato una grande disparità tra le persone che vivono nell’Africa subsahariana e quelle che abitano nel Nord America, ad esempio: le prime emettono in media 1,6 tonnellate di CO2 equivalente (tCO2e), le seconde 10 volte tanto. Ma anche internamente nel Nord America ci sono grandi differenze: il 10% dei principali emettitori del Nord America emette quasi 70 tCO2e.

Il 50% della popolazione mondiale emette il 12% dei gas serra. Allo stesso tempo, il 10% della popolazione è responsabile del 48% delle emissioni, e c’è un 1% del Mondo che emette quasi il 17% dei gas serra. Questa è la fotografia scattata dallo studio con i dati riferiti al 2019: 77 milioni di persone (l’1%) emettono più di 3855 milioni di persone (50%).

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Fonte: Global carbon inequality over 1990–2019. Nat Sustain (2022)

La disuguaglianza è notevole e se si considerano gli effetti di queste emissioni, si arriva a parlare di ingiustizia climatica. Spesso infatti sono i Paesi più poveri, quelli che emettono di meno, i meno responsabili della deriva climatica del mondo, a subirne gli effetti più gravi.

Lo studio sottolinea che per limitare il riscaldamento globale alla soglia degli 1,5°C, le emissioni medie pro capite dovrebbero scendere nettamente, fino a 1,9 tCO2e entro il 2050.

In Europa, la metà più bassa emette in media 5 tCO2e, mentre il una punta del 10% emette ben 30 tCO2e. Nel Nord America le emissioni medie vanno dalle 10 tCO2e del 50% della popolazione fino alle 69 tCO2e del 10%. In Cina il 50% più povero della popolazione emette 2,9 tCO2e, mentre il 10% ricco quasi 40 tCO2e. Nel Sud-est Asiatico si va da 1 tCO2e alle 11 tCO2e del 10% più ricco.

Le cose cambiano, ma non per tutti: l’1% ricco emette ancora di più

Tra il 1990 e il 2019, però, è cambiato molto. Il 50% più povero della popolazione del Nord America o dell’Europa emette il 25-30% in meno rispetto al 1990. Complessivamente la popolazione globale emette in media il 2,3% in più, ma con grandi differenze tra le diverse fasce.

Secondo lo studio infatti la metà più povera ha aumentato le proprie emissioni del 26% rispetto all’inizio dello studio. La fascia centrale della popolazione ha diminuito anche se di poco le proprie emissioni, segnando uno -1,2%: in generale ci sono fasce di popolazione che sono riuscite a diminuire le proprie emissioni medie. Si tratta delle fasce a basso e medio reddito dei Paesi più ricchi, che hanno visto un calo del 5-15%. Ma la storia cambia se guardiamo i più ricchi: l’1% più ricco ha aumentato del 26% le proprie emissioni, e lo 0,01% oggi emette l’80% in più rispetto al 1990.

Le emissioni derivano non solo dai consumi personali, ma anche dagli investimenti e dalle spese dei governi. Nella nostra quotidianità generiamo emissioni di gas serra in modo diretto quando usiamo energia per scaldare o per spostarci, e in modo indiretto quando acquistiamo beni o servizi. Anche gli investimenti generano emissioni, specie se riguardano business con una pessima impronta di CO2. E’ così che si spiega la grande differenza tra il 10% e l’1% ricco e il resto della popolazione: secondo lo studio, infatti, non sono i consumi personali a guidare la grande crescita delle emissioni medie pro capite di questa fascia di popolazione, ma gli investimenti.

Negli anni la situazione è cambiata molto e oggi, una grande fetta della popolazione dei Paesi più sviluppati sembra molto vicina al target di taglio delle emissioni del 2030. In Europa e negli Stati Uniti, ad esempio, il 50% più povero della popolazione ci è molto vicino, mentre il resto deve compiere sforzi più significativi. Negli Stati Uniti il 10% più ricco dovrebbe diminuire le proprie emissioni dell’86%.

Come è possibile avere tutta questa disparità, non solo tra Paese e Paese, ma perfino al suo interno? Come potranno le istituzioni limare queste grandi differenze? Come potremo limitare le emissioni di chi effettivamente emette di più? Le politiche climatiche degli ultimi decenni, alla luce di questo studio, sembrano aver colpito in modo sproporzionato le fasce a basso e medio reddito, a favore della popolazione più ricca e responsabile delle emissioni più elevate.

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Silvia Turci

Ho conseguito una laurea specialistica in Comunicazione per l’Impresa, i media e le organizzazioni complesse all’Università Cattolica di Milano. Il mio percorso accademico si basa però sullo studio approfondito delle lingue straniere, nello specifico del francese, inglese e russo, culminato con una laurea triennale in Esperto linguistico d’Impresa. Sono arrivata a Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995) nel 2014 e da allora sono entrata in contatto con la meteorologia e le scienze del clima: una continua scoperta che mi ha fatto appassionare ogni giorno di più al mio lavoro.

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