Ancora una volta, le notizie che arrivano dall’Artico sono pessime: è di poche ore fa la conferma, da parte del National Snow and Ice Data Center, che come si temeva nel 2020 il ghiaccio marino ha raggiunto la seconda estensione minima più bassa che sia mai stata registrata. È la seconda volta in assoluto che l’estensione scende sotto la soglia dei 4 milioni di chilometri quadrati:
Con una superficie di 3,74 milioni di chilometri quadrati, l’estensione minima del ghiaccio marino nell’Artico è stata probabilmente raggiunta il 15 settembre. È la seconda più bassa dall’inizio delle registrazioni, dunque da almeno 42 anni, e conferma «la tendenza al ribasso dell’estensione del ghiaccio artico», scrivono i ricercatori, che sottolineano che «le 14 estensioni più basse registrate da quando ci sono i satelliti si sono verificate tutte negli ultimi 14 anni».
La gravità della situazione è stata spiegata in modo molto chiaro da Laura Meller della campagna Oceani di Greenpeace Nordic, che in questo momento è impegnata in una spedizione proprio tra i ghiacci marini dell’Artico, a bordo della nave Artic Sunrise.
«La rapida scomparsa dei ghiacci marini è un chiaro segnale di quanto il nostro Pianeta sia in pericolo – ha sottolineato Meller -. Con lo scioglimento dell’Artico, l’oceano assorbe più calore e tutti noi diventiamo più esposti agli effetti devastanti dell’emergenza climatica».
Proteggere gli oceani è fondamentale per far fronte alla crisi climatica: secondo gli scienziati, proteggendone almeno il 30% con una rete di santuari, potremmo permettere agli oceani di resistere meglio ai cambiamenti climatici. Di conseguenza, sarebbe possibile ridurre gli impatti devastanti della crisi climatica perché gli oceani sani possono trattenere una parte importante di carbonio, mantenendola al di fuori dell’atmosfera. E proprio l’Artico è una delle aree che sono da proteggere con più urgenza, perché per il nostro clima ha un’importanza vitale. Ma, almeno per ora, questa protezione sta decisamente venendo meno: recentemente gli scienziati hanno infatti annunciato che in Groenlandia la fusione dei ghiacci ha «superato il punto di non ritorno», con conseguenze che potranno essere catastrofiche dal punto di vista ambientale, ma anche umanitario.