Calotta artica, nuovo record minimo ad Aprile: manca una superficie pari a 4 volte l’Italia
Il ghiaccio artico è più sottile e vulnerabile all'aumento delle temperature
L’estensione della calotta polare artica nel mese di aprile ha raggiunto un nuovo record negativo. La fusione dei ghiacci è stata rapida nella prima metà del mese, spiega il National Snow and Ice Data Center, per poi rallentare gradualmente ma rimanendo comunque su livelli record negativi per tutto il mese. Ad aprile 2019 l’estensione della calotta è stata in media di 13,45 milioni di chilometri quadrati, ben 1,24 milioni di chilometri quadrati al di sotto della media calcolata tra il 1981 e il 2010: un’area equivalente a 4 volte l’Italia. Si tratta di 230 mila chilometri quadrati in meno rispetto al record precedente segnato nell’aprile del 2016.
L’artico è la zona che sta risentendo maggiormente del riscaldamento globale. Una ricerca del Cnr ha rilevato che ogni dieci anni la temperatura delle acque aumenta fino a 4,3°C, quella dell’aria di 3°C. Ad aprile la temperatura dell’aria a 800 metri di altezza è rimasta ben oltre la media per tutto il mese aprile, con una anomalia maggiore nella prima metà del mese. In particolare, sul Mare della Siberia orientale e sui ghiacciai della Groenlandia la temperatura è stata addirittura di 9 gradi più alta della media.
Negli ultimi 40 anni la calotta artica ha perso mediamente 38.800 chilometri quadrati ogni anno, il 2,64% ogni decennio. Quello che preoccupa maggiormente è il fatto che il ghiaccio “nuovo”, che si forma durante l’inverno, risulta essere decisamente più sottile del ghiaccio “vecchio”. Questa condizione rende il ghiaccio più vulnerabile al caldo dell’estate. Il National Snow and Ice Data Center ricorda che quasi tutto il ghiaccio più vecchio (ossia con più di 4 anni) ormai non c’è più: una volta ricopriva circa il 30% della calotta sul Mar glaciale artico, oggi solo l’1,2%.
Alcuni studi dimostrano come il ghiaccio oggi si formi in zone diverse rispetto al passato: se il ghiaccio una volta si formava nelle acque poco profonde lungo la costa, oggi si forma più a nord. Per questo motivo il ghiaccio ha meno tempo a disposizione per inspessirsi durante l’inverno e accumularsi per la forza del vento e delle correnti. Gli studiosi dell’Istituto Alfred Wegener hanno monitorato il movimento dei ghiacci utilizzando le immagini satellitari tra il 1998 e il 2017 e hanno osservato che solo il 20% del ghiaccio che si forma nelle acque meno profonde dei mari della Russia, considerate la nursery del ghiaccio, raggiunge la zona centrale del Mar Glaciale Artico. L’80% infatti si fonde ancor prima di poter andare alla deriva. Prima del 2000 almeno la metà del ghiaccio nato in queste zone raggiungeva la zona centrale del Mar Glaciale Artico.