Uno studio pubblicato da un team di ricercatori dell’università di Aarhus, in Danimarca su The Royal Society ha documentato nell’Artico un considerevole aumento nella popolazione di alcune specie di ragni-lupo, membri della famiglia Lycosidae, nell’arco di un anno. Si tratta di una delle conseguenze dei cambiamenti climatici che stanno interessando anche le zone più estreme del nostro Pianeta; la primavera in particolare arriva prima allungando così il periodo dell’anno nel quale piante e animali possono prosperare. Negli ultimi anni infatti è stato verificato che gli esemplari femmine che vivono nelle zone artiche hanno potuto mettersi alla pari con le loro simili che vivono in climi più caldi, raddoppiando la produzione di uova. Inverni più corti e primavere più lunghe danno loro la possibilità di portare a termine due covate invece di una sola.
Con lo scioglimento annuale dei ghiacci si allunga il periodo della caccia e la capacità di accumulare le energie che servono per produrre, fecondare e covare le uova; questi aracnidi si nutrono di prede che trovano nel suolo e quindi sono più difficili da procurarsi nella stagione invernale, quando il terreno è coperto di neve. L’aumento di questa popolazione non ha ancora avuto conseguenze osservabili ma a lungo termine potrebbe stravolgere gli equilibri dell’ecosistema locale. I ragni-lupo, sono una famiglia diffusa in tutto il mondo; i loro rappresentanti artici sono all’apice della catena trofica degli invertebrati, predatori letali con una vita particolarmente lunga, tanto che hanno bisogno di parecchi anni per raggiungere l’età adulta. Alle alte latitudini si riproducevano solo una volta l’anno ma 20 anni di osservazioni sulle loro abitudini riproduttive hanno dimostrato che le covate si sono raddoppiate.