Il grande pericolo del disgelo del permafrost: il nostro futuro assomiglierà alla fine dell’ultima era glaciale?
Uno studio ha analizzato il grande disgelo di permafrost avvenuto decine di migliaia di anni fa, un evento che potrebbe ripetersi
Il disgelo del permafrost è una delle conseguenze più gravi del riscaldamento globale, e oggi potrebbe innescare una reazione a catena devastante per il clima globale, proprio come fece decine di migliaia di anni fa.
Un recente studio, pubblicato su ScienceAdvances, ha analizzato le conseguenze del disgelo del permafrost alla fine dell’ultima era glaciale. Gli scienziati hanno analizzato le “impronte” chimiche e organiche presenti nel fango e nei sedimenti sepolti da decine di migliaia di anni nei terreni ghiacciati. Lo studio si è concentrato sull’analisi di tre particolari eventi avvenuti tra gli 11 e i 28 mila anni fa, responsabili di un massiccio rilascio di riserve di carbonio in atmosfera: il Dansgaard-Oeschger, il Bølling-Allerød e l’inizio dell’Olocene.
Ciò che hanno scoperto non fa ben sperare. Il repentino disgelo del permafrost artico nel nord-est della Siberia ha liberato in atmosfera una quantità enorme di anidride carbonica. I terreni prima ghiacciati, sono collassati trasformandosi in fango e scivolando in mare, liberando nel frattempo CO2 e metano.
My PhD field site before and after my time there. Impressive and rapid #permafrost thaw is turning my lovely little thermokarst bog into a thermokarst pond! Thanks for the suggestion (and photo) @L_aurenThompson #PeatTwitter pic.twitter.com/75PaIxSifH
— Liam Heffernan (@heff_liam) October 14, 2020
Con solo 2 gradi in più nella regione Artica si avrebbero conseguenze devastanti, prima a livello locale, poi a livello globale. Con temperature 2 gradi più elevate si innescherebbe un disgelo di permafrost su larga scala. Il disgelo del permafrost, ieri come oggi, libera in atmosfera una grande quantità di gas serra. Nel permafrost artico è racchiusa una quantità di carbonio maggiore rispetto a quella presente nell’atmosfera terrestre. Per questo motivo un repentino e rapido rilascio di CO2 potrebbe accelerare pericolosamente il riscaldamento globale. Pensate che il permafrost si estende per oltre 23 milioni di chilometri quadrati nell’emisfero settentrionale: un’area più grande dell’insieme di Stati Uniti, Canada e Cina.
«Se mettiamo a confronto la magnitudo e la velocità del riscaldamento climatico antropogenico degli ultimi 150 anni, con 1 grado a livello globale e 2 gradi in più nella regione artica, e l’aumento delle temperature di circa 1 grado nell’evento Bølling-Allerød, è molto probabile che il disgelo del permafrost si possa ripetersi di nuovo». A spiegarlo è Jannik Martens, ricercatore della regione artica per l’Università di Stoccolma e autore dello studio. «Il nostro studio dimostra come il disgelo improvviso del permafrost possa rappresentare il punto critico per il sistema clima». Le incertezze sono ancora molte, e non è facile calcolare l’effetto «dell’assorbimento di CO2 da parte della torba e dell’espansione dei biomi verso le alte latitudini».
Weird landforms caused by thawing permafrost @ Yamal. Concern from scientists over potential danger 2 gas production https://t.co/Q5ksndiF44 pic.twitter.com/d6D89RwoBB
— The Siberian Times (@siberian_times) December 16, 2016
Lo studio in ogni caso dimostra la validità dei modelli climatici che hanno previsto come la fusione di ghiacciai e di permafrost potrebbe “iniettare una grande quantità di anidride carbonica” in atmosfera. Nonostante si stiano già vedendo gli effetti del riscaldamento sul permafrost più superficiale, risulta ancora difficile capire quale sia il punto di non ritorno di questo meccanismo e quanto in fretta ci stiamo avvicinando.
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