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Groenlandia: l’aumento di batteri favorirebbe la perdita di ghiaccio della calotta

Un team di ricercatori ha recentemente studiato come i batteri nei sedimenti della calotta glaciale potrebbero contribuire allo scioglimento del ghiaccio

I batteri sono sempre più presenti sulla superficie della calotta groenlandese e molto probabilmente stanno contribuendo al suo declino e al conseguente innalzamento del livello degli oceani.

Infatti, secondo uno studio unico nel suo genere, condotto da un team di scienziati del dipartimento di geografia del Rutgers Institute in New Jersey, la presenza sempre più massiccia di microbi sulla superficie e nell’acqua di fusione favorirebbe l’aggregazione e l’accumulo di sedimenti in grado di aumentare l’assorbimento di luce solare e quindi calore.

In estate è normale vedere scorrere “canali” cristallini di acqua di fusione superficiale che rispetto al ghiaccio e al manto nevoso favoriscono l’assorbimento di luce solare che a sua volta genera un aumento di fusione. Tuttavia, tale fenomeno viene esacerbato quando i sedimenti scuri si accumulano in questi flussi assorbendo più luce solare dell’acqua stessa.

La maggior parte degli scienziati ignora i sedimenti nei flussi glaciali che si formano sulla parte superiore della calotta glaciale della Groenlandia mentre l’acqua di fusione scorre verso l’oceano, ma il team guidato dal Rutgers ha voluto scoprire perché hanno accumulato così tanti sedimenti. Nel 2017, gli scienziati hanno pilotato droni su un flusso lungo circa 425 piedi nel sud-ovest della Groenlandia, effettuando misurazioni e raccogliendo campioni di sedimenti. Si è scoperto che i sedimenti coprono fino a un quarto del fondo dei canali di acqua di fusione superficiale, molto più dell’1,2% stimato dai modelli idrogeologici, che esisterebbe se la materia organica e i cianobatteri non facessero aggregare i granuli di sedimenti.

Grazie a questo studio si è compreso come l’unico modo con cui i sedimenti si accumulano in questi flussi sia dovuto alla crescita batterica. Se i batteri non crescessero nel sedimento, tutto il sedimento verrebbe lavato e questi flussi assorbirebbero molta meno luce solare.

In uno scenario futuro di riscaldamento globale, l’aumento di temperatura e soleggiamento favorirà una incontrollata crescita batterica favorendo sempre più aggregazione di sedimenti che a loro volta porteranno a una sempre maggior fusione di una calotta instaurando un feedback positivo tra clima e fusione.

Come dichiarato dagli autori, tale ricerca getta luce su questo processo e sull’importanza di incorporarlo nei modelli climatici, grazie ai quali saremo in grado di prevedere in modo più accurato i tassi di fusione futuri e il conseguente innalzamento globale dei mari.

 

Luca Maffezzoni

Nato a Brescia nel 1989, fin dalla giovane età mostra una passione innata verso le tematiche climatiche e ambientali. Dopo aver ottenuto il diploma di Liceo Scientifico consegue prima la laurea triennale in scienze ambientali attraverso la discussione di una tesi riguardante le ondate di calore estive sulla penisola italiana nell’ultimo ventennio. Successivamente, grazie una tesi sperimentale volta allo studio della risposta dei ghiacciai alpini al Global Warming, ottiene la laurea magistrale in scienze e tecnologie ambientali con indirizzo climatico presso il DISAT dell’Università Bicocca di Milano nel Novembre 2015. Dopo una breve esperienza come insegnate di matematica e scienze presso una scuola secondaria di primo grado, ottiene un assegno di ricerca presso L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) della durata di un anno dove si occupa dello sviluppo e mantenimento dell’Archivio Storico Macrosismico Italiano (ASMI). In fine, nel novembre del 2017 si traferisce all’università LJMU di Liverpool dove inizia un dottorato di ricerca volto a studiare gli effetti dei cicloni extratropicali sulla calotta glaciale Groenlandese. Tale esperienza è accompagnata da costante attività di insegnamento all’interno dell’università dove si occupa di fornire agli studenti le basi di statistica, programmazione e utilizzo di Geographic Information System (GIS) necessari per poter lavorare e gestire dati meteorologici, climatici e ambientali.

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