Giornata dell’Ambiente: «Il mondo deve ripristinare un’area grande quanto la Cina»
Secondo un rapporto di ONU e FAO, il mondo per poter rispettare l'accordo di Parigi ha bisogno di ripristinare un miliardo di ettari di terra degradati nel prossimo decennio
Oggi si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente che ha scelto come tema portate la salvaguardia dell’ecosistema. Proprio a tal proposito e in occasione dell’evento, l’ONU e la FAO hanno redatto un rapporto che specifica come il mondo abbia bisogno di ripristinare un miliardo di ettari di terra degradati nel prossimo decennio per poter rispettare gli impegni sul clima e la natura. In pratica, si tratta d un’area delle dimensioni della Cina.
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Giornata Mondiale dell’Ambiente, l’umanità saccheggia la natura: «Il degrado sta già colpendo il benessere di circa 3,2 miliardi di persone»
Il rapporto delle Nazioni Unite evidenzia come l’umanità saccheggi le risorse esistenti in natura, utilizzando circa 1,6 volte la quantità di servizi che può fornire in modo sostenibile. “Il degrado sta già colpendo il benessere di circa 3,2 miliardi di persone, ovvero il 40% della popolazione mondiale. Ogni anno perdiamo servizi ecosistemici che valgono più del 10% della nostra produzione economica globale”, sottolinea.
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Per fermare e ribaltare il degrado climatico e ambientale bisogna necessariamente ripristinare gli ecosistemi. Questo vuol dire acque più pulite, mitigazioni dei fenomeni meteorologici estremi, benefici per la salute umana e recupero della biodiversità. Secondo il rapporto, sono necessarie azioni per prevenire, arrestare e invertire il degrado per raggiungere l’obiettivo dell’accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C.
L’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi terrestri e marini
Il rapporto di ONU e FAO sottolinea che negli ultimi 30 anni abbiamo perso tra il 25 e il 50% dei coralli vivi del mondo e si prevede che entro la metà del secolo potremmo perdere gli ecosistemi funzionali delle barriere coralline in gran parte del mondo. Questo succede perché l’oceano assorbe circa il 23% delle emissioni annuali di CO2 di origine antropica nell’atmosfera, contribuendo così ad alleviare gli impatti dei cambiamenti climatici. Tuttavia, la CO2 reagisce con l’acqua di mare, abbassandone il pH. Questo processo, noto come acidificazione degli oceani, colpisce molti organismi e servizi ecosistemici. L’acidificazione degli oceani e le ondate di calore marine indeboliscono anche le barriere coralline, che proteggono le coste e sono ecosistemi marini vitali.
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Negli ultimi 100 anni – si legge nel rapporto – metà delle zone umide del mondo sono state degradate o prosciugate. Le torbiere coprono il 3% della terra, ma contengono il 30% di tutto il carbonio del suolo. Il ripristino degli ecosistemi naturali potrebbe aiutare a evitare il 60% delle previste estinzioni della biodiversità. A questo va aggiunto l’ampio beneficio economico, sociale ed ecologico che ne deriverebbe: ad esempio, l’agroforestazione da sola ha il potenziale per aumentare la sicurezza alimentare per 1,3 miliardi di persone mentre gli investimenti in agricoltura, protezione delle mangrovie e gestione delle risorse idriche aiuteranno ad adattarsi ai cambiamenti climatici, con benefici circa quattro volte superiori all’investimento originario.