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La biodiversità si riduce di più nelle aree protette: lo studio inglese

Secondo gli scienziati quasi un quarto dei terreni più ricchi di biodiversità del mondo si trova all'interno di aree protette, ma la qualità di queste aree si sta riducendo in modo molto più rapido rispetto a quanto avviene al di fuori delle aree protette.

La biodiversità si sta riducendo più rapidamente all’interno delle aree protette che al di fuori di esse. Potrebbe sembrare un paradosso, eppure è ciò che emerge da un recente studio condotto dagli esperti del Natural History Museum (NHM) inglese e pubblicato proprio durante lo svolgimento in Colombia della COP16 dell’Onu sulla biodiversità.

Secondo gli scienziati quasi un quarto dei terreni più ricchi di biodiversità del mondo si trova all’interno di aree protette, ma la qualità di queste aree si sta riducendo in modo molto più rapido rispetto a quanto avviene al di fuori delle aree protette.

I ricercatori- si riporta sul comunicato stampa- hanno analizzato l’indice di intattività della biodiversità, che valuta la sua “salute” in percentuale in risposta alle pressioni umane. Il rapporto ha rilevato che l’indice è diminuito di 1,88 punti percentuali a livello globale tra il 2000 e il 2020. Lo studio si è poi concentrato sulle aree critiche di biodiversità che forniscono il 90% del contributo della natura all’umanità, di cui il 22% è protetto. Lo studio ha rilevato che nelle aree critiche non protette la biodiversità è diminuita in media di 1,9 punti percentuali tra il 2000 e il 2020, mentre nelle aree protette è diminuita di 2,1 punti percentuali.

Alla scorsa COP15 sulla biodiveristà del 2022, si arrivò allo storico accordo che prevedeva di proteggere il 30% della terra e dell’acqua entro il 2030 e in questi giorni in Colombia si sta svolgendo la nuova Cop per misurare i progressi su questo ambizioso obiettivo e negoziare nuovi accordi per fermare la perdita di biodiversità.

Redazione

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