La storia di Julia Butterfly Hill: visse più di 2 anni su una sequoia per salvare una foresta
L'impresa straordinaria che ha ispirato migliaia di attivisti in tutto il mondo
Si può vivere per più di 2 anni su una piattaforma di un metro per due posta su una sequoia a più di 50 metri di altezza? La risposta è si però non si tratta di un guinness dei primati ma di una lotta ambientalista. La protagonista di questa storia si chiama Julia Hill, soprannominata “Butterfly” dai media. Era il 10 dicembre 1997 quando iniziava la sua lotta personale per impedire l’abbattimento di una foresta californiana: la sua impresa straordinaria ha ispirato migliaia di attivisti di tutto il mondo impegnati nella salvaguardia dell’ambiente. Quel giorno Julia Butterfly Hill è salita su una sequoia millenaria della foresta di Headwaters (un’area naturale protetta vicina alla città di Eureka che comprende un gruppo di sequoie sempreverdi che si estende per un’ampiezza di circa 30.24 km²) e non è più scesa per 738 giorni. Inizialmente il suo obiettivo, in sinergia con il gruppo di ambientalisti di cui faceva parte, era quello di battere il record di permanenza su un albero, fermo a 42 giorni, per attirare l’attenzione della stampa. Superati i 100 giorni la storia assunse così tanto interesse mediatico che decise di rimanere nella sua casetta fin quando la Maxxam Corporation dichiarò di rinunciare all’abbattimento degli alberi: Julia scese dalla sua sequoia battezzata “Luna” solo a risultato acquisito, il 18 dicembre 1999. La compagnia, infatti, si impegnò a non tagliare Luna e tutte le sequoie nel raggio di 60 metri.
Julia riuscì a resistere non solo alle pressioni che le venivano fatte ma anche a tutti i gli eventi atmosferici, dal sole alla pioggia battente, dalle raffiche di vento alle tempeste di neve. Dopo questa vittoria Julia ha girato il mondo parlando della sua esperienza sulla casa-sequoia e delle molte lezioni che ha imparato. “Da quando l’esperienza sulla sequoia si è conclusa, ho partecipato a molte azioni dirette e di disobbedienza civile. Sono stata in Ecuador a sostenere la protesta contro l’oleodotto che minacciava gran parte delle foreste in quel Paese e mi hanno anche arrestata e deportata. Mi sono schierata in prima linea negli Stati Uniti contro la guerra in Iraq e ho scelto di diventare una war-tax resister, ossia di destinare ogni centesimo delle mie tasse a cause a cui tengo, rifiutandomi di pagarle all’Ufficio delle Entrate. Sono salita di nuovo su un albero a Los Angeles in California nel tentativo di salvare il giardino urbano più grande degli Stati Uniti, minacciato da una grande catena di centri commerciali. Queste sono solo alcune azioni, ma sono molte le cause che seguo e sostengo. Stando insieme in unità, solidarietà e amore, guariremo le ferite sulla terra e l’una nell’altra. Possiamo fare la differenza positiva attraverso le nostre azioni“.