Giornata mondiale delle zone umide: si celebra ogni anno per aumentare la consapevolezza sulla loro importanza e tutela
Tema 2024 "Le zone umide e il benessere umano" per sottolineare la connessione tra la salute fisica, mentale e ambientale. Numerose iniziative del WWF nel weekend
Oggi ricorre la “Giornata mondiale delle zone umide”: si celebra ogni anno il 2 febbraio per aumentare la consapevolezza sull’importanza di queste aree, sulla necessità di proteggerle e ripristinarle a beneficio sia delle persone che del Pianeta. Il tema cambia ogni anno per concentrarsi sui diversi aspetti della conservazione e della gestione, per il 2024 è: “Le zone umide e il benessere umano” per sottolineare la connessione tra la salute fisica, mentale e ambientale.
La data ricorda l’anniversario dell’adozione della Convenzione di Ramsar nel 1971, un trattato volto a conservare e utilizzare in modo sostenibile le zone umide di ogni Paese. Ramsar, città iraniana sul mar Caspio, fu appunto sede dell’importante conferenza internazionale durante la quale venne approvata la Convenzione relativa alle zone umide di importanza mondiale, soprattutto come habitat degli uccelli, promossa dall’Ufficio Internazionale per le Ricerche sulle Zone Umide e sugli Uccelli Acquatici con la collaborazione dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e del Consiglio Internazionale per la protezione degli uccelli.
Lagune, acquitrini, torbiere, mangrovie, fiumi, stagni, laghi, paludi, specchi d’acqua dolce o salmastra: il mondo oggi richiama l’attenzione sulla loro ricchezza in termini di biodiversità e su quanto siano fondamentali per i numerosi servizi che assicurano il nostro benessere, tra cui la regolazione del clima. Sono infatti luoghi essenziali per la nostra sopravvivenza: sono serbatoi di carbonio che aiutano a contrastare i cambiamenti climatici, depurano le acque, proteggono dalle inondazioni, favoriscono la crescita di vegetazione che fornisce fibre e materiali, garantiscono cibo e ospitano migliaia di specie, soprattutto pesci e uccelli.
Si tratta però di ambienti a rischio: più dell’80% è scomparso dal 1700 e solo dal 1970 ad oggi ne abbiamo perso oltre il 35%. Ciò che resta diventa quindi ancora più prezioso e va salvaguardato o ripristinato con ogni mezzo: la biodiversità di questi ambienti si sta estinguendo al ritmo del 4% ogni 10 anni contro l’1% degli ambienti marini e terrestri. Nonostante la loro importanza ecologica, le zone umide infatti devono affrontare numerose minacce, tra cui perdita e degrado degli habitat, inquinamento, sfruttamento eccessivo e cambiamento climatico.
La conversione delle zone umide in spazi dedicati all’agricoltura, all’urbanizzazione e allo sviluppo delle infrastrutture ne ha determinato una perdita significativa e l’inquinamento derivante dal deflusso agricolo, dagli scarichi industriali e dai rifiuti urbani rappresenta una minaccia grave per la qualità dell’acqua negli ecosistemi delle zone rimanenti. I cambiamenti climatici aggravano questi pericoli alterando i modelli delle precipitazioni, aumentando la frequenza e l’intensità degli eventi meteorologici estremi e causando l’innalzamento del livello del mare che colpisce le zone costiere come le mangrovie e le paludi salmastre.
Questi ambienti sono il luogo ideale per anatre selvatiche, uccelli limicoli, spatole che migrano dai Paesi più freddi per svernare. In questi anni si stanno osservando variazioni sia nelle rotte migratorie che nei periodi di permanenza degli uccelli, probabilmente a causa del cambiamento climatico: specie che prima raggiungevano il Centro Africa per trascorrere i periodi più freddi utilizzando la nostra Penisola come ponte di sosta, tendono a restare: accade per assioli, Cavalieri d’Italia e persino per le rondini.
Si tratta di un trend che va osservato negli anni per verificarne la reale portata. Inoltre osservazioni con numeri record di fenicotteri si sono verificate negli stagni costieri come Orbetello e Diaccia Botrona, un’area naturale protetta tra la città di Grosseto e la costa di Castiglione della Pescaia; sempre in Toscana si vede anche un aumento di specie cosiddette aliene, come l’ibis sacro. La salinizzazione eccessiva di alcune lagune poi riduce la presenza di specie più sensibili a questo fattore come le folaghe.
Per ricreare piccole zone umide per favorire il ritorno di habitat naturali fondamentali per molte piante acquatiche rare, per invertebrati come libellule, coleotteri d’acqua dolce, molluschi, pesci ed anfibi il WWF ha coordinato, nell’ambito del progetto LIFE Gestire 2020 conclusosi nel 2023, la realizzazione di oltre 140 spazi. Si tratta di stagni, pozze di montagna, abbeveratoi volti ad essere nuove zone riproduttive per anfibi protetti come rana di Lataste, tritone crestato italiano, ululone dal ventre giallo e pelobate fosco insubrico.
Per favorire invece il ripristino di zone umide volte all’assorbimento di nutrienti provenienti dall’agricoltura o dalla zootecnia, in collaborazione con l’Università di Parma, è in corso un progetto per ridurne l’inquinamento in una delle aree più critiche della Pianura Padana che si trova tra il Mincio e l’Oglio. Per ristabilire le zone umide perifluviali (lanche e rami laterali) il WWF insieme ad ANEPLA, è stato anche promotore del progetto di rinaturazione del Po inserito nel PNRR che prevede la rimessa in vigore di ben 700 ettari lungo il fiume, dal Piemonte al Delta.
Da nord a sud nelle Oasi WWF per tutto il weekend 2-4 febbraio sono previsti eventi speciali dedicati a questi ambienti.