Clima, i punti di non ritorno della crisi climatica sono sempre più vicini
Limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi potrebbe non bastare
Il riscaldamento globale innescato dalle emissioni antropiche ci sta portando sempre più vicini a punti di non ritorno del clima, punti di svolta pericolosi, che potrebbero cambiare il Mondo per come lo conosciamo. Un importante studio ha infatti individuato quali sono i sistemi più importanti, il cui collasso potrebbe significare una irreversibile destabilizzazione climatica globale. Si tratta di equilibri resi sempre più fragili dalla crisi climatica che potrebbero saltare da un momento all’altro.
Cinque di questi punti di svolta potrebbero essere molto vicini, o addirittura già superati. Il riscaldamento globale, ora a 1.1°C, potrebbe impattare senza possibilità di recupero sulla fusione dei ghiacciai della Groenlandia, sul collasso della corrente chiave nell’Atlantico settentrionale, sul ciclo delle piogge e sulla fusione improvvisa del permafrost, ricco di gas climalteranti.
Secondo l’analisi, se la temperatura media globale dovesse aumentare fino alla soglia degli 1,5 gradi, 4 di questi 5 punti di non ritorno passeranno da possibili a probabili. Allo stesso tempo, altri cinque punti chiave potrebbero diventare possibili in periodi di tempo che vanno da pochi anni a secoli.
I ricercatori dello studio hanno individuato 16 punti di non ritorno che potremo raggiungere con l’aumentare costante delle temperature, 6 dei quali diventerebbero possibili, e poi probabili, con il superamento dei 2°C di riscaldamento globale.
Ora siamo ancora dentro ad una zona relativamente stabile, ma più la temperatura aumenta, più gli scienziati temono il superamento di punti di non ritorno e di un effetto a cascata sul clima globale. Superare i primi punti di non ritorno potrebbe innescare un processo irreversibile che ci porterebbe verso nuovi punti di non ritorno. Si tratta per ora di ipotesi ancora oggetto di studio da parte degli scienziati.
Quali sono i punti di non ritorno climatici?
Gli scienziati hanno individuato punti chiave di non ritorno che potrebbero compromettere in modo più evidente il funzionamento del sistema Terra, e alcuni impatti regionali che potrebbero mettere in serio pericolo il benessere dell’umanità.
I primi equilibri che rischiano di crollare riguardano i ghiacciai di Groenlandia e ovest dell’Antartide. Secondo un recente studio, i ghiacciai della Groenlandia produrranno sicuramente un aumento del livello dei mari di 27 cm o più, perfino se smettessimo di emettere CO2 oggi stesso. Più andiamo avanti, logicamente, il processo di fusione aumenterà, con conseguenze su larga scala.
I punti di non ritorno più probabili riguardano la barriera corallina tropicale, e la sua definitiva morte, la fusione improvvisa del permafrost e la perdita di ghiaccio nel mare di Barents.
Il riscaldamento progressivo potrebbe provocare il collasso della corrente nel Mare del Labrador, la perdita dei ghiacciai di montagna, già estremamente provati, lo slittamento della stagione dei monsoni nell’ovest dell’Africa, il collasso dei ghiacciai nell’est dell’Antartide e la scomparsa della foresta pluviale Amazzonica. A questi, potrebbe aggiungersi il collasso definitivo del permafrost dell’emisfero settentrionale e della corrente atlantica, nonché variazioni della copertura forestale dell’emisfero nord, con regressione a sud e avanzamento verso nord, il collasso dei ghiacci artici anche durante l’inverno e delle banchise dell’est dell’Antartide.
“Il nostro lavoro offre la prova scientifica che determina l’urgenza di una azione climatica per mitigare il cambiamento climatico” si legge in conclusione allo studio. “Abbiamo dimostrato che l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, che ha l’obiettivo di limitare il riscaldamento sotto la soglia dei 2 gradi e preferibilmente a 1,5 gradi, non è sicuro: con 1,5°C o più di riscaldamento globale rischieremmo di rendere sempre più probabili nuovi punti di non ritorno”.
“Ad oggi – spiegano – il Mondo viaggia verso un riscaldamento di 2 o 3 gradi circa. Se implementassimo tutte le promesse climatiche fatte finora, forse potremmo limitare il riscaldamento sotto la soglia dei 2 gradi. Questo potrebbe ridurre i rischi legati ai punti di non ritorno, ma sarebbe pericoloso, perché non escluderemmo il rischio di innescare altri processi multipli” che potrebbero compromettere il clima globale.
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