Notizie preoccupanti riguardo il permafrost arrivano da Serghei Zimov, uno dei massimi esperti russi sull’argomento. Secondo lo studioso la situazione è critica perché negli ultimi 2 anni ha iniziato a sciogliersi ovunque nella regione della Yakuzia. Il permafrost è un terreno tipico delle regioni dell’estremo Nord Europa, della Siberia e dell’America settentrionale dove il suolo è perennemente ghiacciato; è presente primariamente nelle regioni artiche, in prossimità dei Poli ma anche in alta montagna. Serghei Aphanasievich Zimov è un geofisico specializzato in ecologia artica e subartica, direttore della Northeast Scientific Station (un istituto di ricerca dell’Accademia delle scienze russa), ricercatore senior del Pacific Institute for Geography (un istituto della Divisione Estremo Oriente dell’Accademia delle scienze russa). È inoltre uno dei fondatori del Parco del Pleistocene, una riserva naturale di 160 km² esperimento unico al mondo che tenta, attraverso l’introduzione nella regione artica di grandi erbivori, di ricreare l’ecosistema della steppa dei mammut e cercare in questo modo di rallentare gli effetti del cambiamento climatico.
Il Parco del Pleistocene è stato istituito nel 1996 su sua iniziativa e dimostra che la geo-ingegneria nell’Artico può essere fondamentale non solo per limitare lo scioglimento del permafrost ma anche a ridurre i livelli di gas serra, come la CO2, nell’atmosfera terrestre. La stazione di ricerca nord-orientale della Yakuzia è una delle 3 stazioni di ricerca artiche più grandi del mondo. “Se il trend continua di questo passo nei prossimi 10 anni il permafrost rischia di sparire del tutto. Le previsioni sostenevano che lo scioglimento sarebbe avvenuto fra 100 anni ma invece è già iniziato. L’impatto dei cambiamenti climatici in Yakuzia è particolarmente grave perché il nostro permafrost non solo è ricco di CO2 ma di metano, che è un gas serra 25 volte più potente dell’anidride carbonica”.