Clima, non ci stiamo impegnando abbastanza. L’Onu avverte: è «allarme rosso»
Bocciati i piani con cui i Paesi intendono contrastare i cambiamenti climatici: entro il 2030 ridurremmo le emissioni solo dell'1%, ma secondo gli esperti serve un taglio del 45 per cento
Per contrastare i cambiamenti climatici e rispettare gli impegni che abbiamo preso sei anni fa, siglando l’Accordo di Parigi, dobbiamo fare tutto il possibile per mantenere l’aumento delle temperature al di sotto di 1,5°C in più rispetto ai livelli preindustriali, o almeno entro i 2 gradi. Ma non ci stiamo impegnando abbastanza, e di questo passo non ce la faremo.
A dare l’allarme è l’Onu, che in vista della COP26 che si terrà nel prossimo autunno ha pubblicato un rapporto in cui analizza gli NDC, ovvero i “contributi nazionali determinati“: si tratta degli obiettivi che le nazioni si pongono per contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici, e nello specifico al contenimento della crescita della temperatura globale.
I risultati dell’analisi condotta dall’UNFCC, ovvero la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, non sono positivi: siamo ben lontani dal raggiungimento degli obiettivi che ci siamo posti, avvertono gli esperti, e serve subito un cambio di rotta.
Non usa mezzi termini il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres: «Non siamo neanche lontanamente vicini al livello di ambizione necessario a raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi», ha avvertito, sottolineando che soprattutto gli NDC dei Paesi responsabili delle maggiori emissioni devono fissare obiettivi più ambiziosi entro il 2030. «Gli impegni a lungo termine devono essere accompagnati da azioni immediate – ha aggiunto -, di cui le persone e il pianeta hanno un disperato bisogno».
In seguito alla COP21, al termine della quale era stato raggiunto l’Accordo di Parigi, erano stati inviati i primi NDC con cui i Paesi firmatari spiegavano come intendessero contribuire al contrasto dei cambiamenti climatici. Le strategie indicate erano apparse insufficienti per raggiungere gli obiettivi, e per questo le Nazioni Unite hanno chiesto ai governi di rivederle, presentando dei nuovi NDC entro il 31 dicembre del 2020.
Eppure, dal rapporto emerge che solo 75 nazioni hanno inviato i nuovi impegni relativi alla riduzione delle emissioni, e rappresentano solo il 30 per cento circa delle emissioni globali. Tra questi ci sono i 27 paesi membri dell’Unione Europea, il Regno Unito e moltissime nazioni a basso impatto climatico. Le altre nazioni responsabili delle maggiori emissioni non hanno ancora fatto avere notizie, e il segretario dell’Onu le ha esortate ad accelerare i tempi.
Quando arriveranno anche i loro documenti, ha fatto sapere l’UNFCC, il report di sintesi potrà essere aggiornato con informazioni più complete, e prima della prossima COP26, in programma per novembre, sarà pubblicata la nuova versione.
Fornendo un’istantanea dei piani di azione che sono stati inviati finora alle Nazioni Unite, il rapporto dell’UNFCC lancia quello che definisce come un vero e proprio «allarme rosso».
Il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici ha infatti osservato che ci sono stati dei miglioramenti rispetto alla prima versione delle strategie nazionali, ma che sono lontanissimi dall’essere sufficienti: «il trend attuale ci porta a ridurre le emissioni solo di un punto percentuale, nel 2030, rispetto ai livelli del 2010», ha spiegato l’Unfcc, sottolineando che «per centrare l’obiettivo di 1,5°C il calo deve essere di circa il 45 per cento».
«Questo rapporto mostra che attualmente l’ambizione relativa alla mitigazione dei cambiamenti climatici è davvero molto lontana dal porci sulla strada giusta per raggiungere gli obiettivi posti dall’Accordo di Parigi», ha ribadito la segretaria esecutiva dell’UNFCC, Patricia Espinosa.
La versione integrale del rapporto è consultabile a questo link.