Non stiamo facendo abbastanza per l’emergenza climatica: i settori più critici
L'azione di contrasto ai cambiamenti climatici procede in modo troppo lento su tutti i fronti, ma abbiamo solo 8 anni per centrare gli obiettivi del 2030
La lotta ai cambiamenti climatici fa passi avanti, ma non abbastanza. La conferma arriva dal rapporto State of Climate Action 2022, di Systems Change Lab, che ha analizzato i progressi compiuti nell’ambito dell’azione per il clima.
La ricerca si è focalizzata in particolare sui settori che insieme rappresentano circa l’85 per cento delle emissioni globali di gas serra – energia, edifici, industria, trasporti, foreste e territorio, cibo e agricoltura – , sul potenziamento delle tecnologie per rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera e sulla finanza climatica.
Il confronto degli sforzi attuali con quelli richiesti per raggiungere i traguardi climatici che ci siamo posti delinea uno scenario ben poco rassicurante: dei 40 indicatori analizzati dagli esperti neanche uno è sulla buona strada per centrare gli obiettivi al 2030.
Nei casi migliori siamo “fuori strada”: in particolare 6 indicatori si muovono nella direzione giusta e a una velocità promettente, ma non sufficiente.
21 indicatori sono poi descritti dagli scienziati come “ben fuori strada”: vanno nella direzione giusta, ma a un ritmo molto inferiore del necessario.
Su cinque indicatori ci stiamo addirittura muovendo in una direzione completamente sbagliata: serve un’inversione a U, avvertono gli esperti. Tra questi, «quello che è particolarmente preoccupante è l’aumento della produzione di energia da gas fossile nonostante la disponibilità di alternative più sane e a basso costo», commenta Bill Hare, CEO di Climate Analytics. «La crisi energetica in corso derivante da shock come la pandemia e l’invasione russa dell’Ucraina ha mostrato molto chiaramente come la continua dipendenza dai combustibili fossili non solo sia dannosa per il clima, ma comporti anche seri rischi economici e per la sicurezza».
Per metterci sulla rotta giusta verso il raggiungimento degli obiettivi al 2030 dovremo accelerare enormemente, avvertono gli scienziati. Per esempio, abbiamo bisogno di andare sei volte più veloci sulla graduale eliminazione del carbone nella produzione di energia, e sulla finanza climatica serve un andamento dieci volte superiore all’attuale.
A una manciata di giorni dal vertice più importante dell’anno per i cambiamenti climatici – la COP27 – gli scienziati richiamano i leader all’azione.
«Lo stato dell’azione per il clima 2022 è un urgente campanello d’allarme affinché i decisori si impegnino per una vera trasformazione in ogni aspetto della nostra economia», avverte Ani Dasgupta, Presidente e CEO del World Resources Institute.
«Quest’anno il mondo ha assistito alla devastazione provocata da appena 1,1°C di riscaldamento, ogni frazione di grado conta nella lotta per proteggere le persone e il pianeta. Stiamo assistendo a importanti progressi nella lotta ai cambiamenti climatici, ma non stiamo ancora vincendo in nessun settore».
Nonostante il grave ritardo, dal rapporto emergono anche dei segnali incoraggianti. Primo fra tutti l’aumento della produzione di energia da fonti a emissioni zero, come il solare e l’eolico, in crescita in tutto il mondo. Dal 2019 al 2021 la produzione solare è cresciuta in tutto del 47 per cento, quella eolica del 31 per cento. Anche il passaggio ai veicoli elettrici sta accelerando: nel 2021 hanno raggiunto quasi il 9 per cento delle vendite totali di autovetture nel mondo, un anno prima erano la metà.
La strada da fare resta comunque tanta anche su questi fronti: «Nonostante l’enorme crescita della capacità eolica e solare negli ultimi 20 anni, le energie rinnovabili non hanno tenuto il passo con la crescente domanda di energia», ha affermato Niklas Höhne, del NewClimate Institute. «Per decarbonizzare la società, la quota di fonti a zero emissioni di carbonio nella generazione di elettricità deve accelerare in modo esponenziale per affrontare la crisi climatica. Ciò può essere ottenuto solo con una rapida e commisurata eliminazione dell’energia fossile».
Per contrastare i cambiamenti climatici e raggiungere gli obiettivi servono passi avanti concreti anche sul fronte finanziario: da una parte serve aumentare i finanziamenti per il clima e il sostegno ai paesi più vulnerabili, spiegano gli scienziati; dall’altra è necessario uno stop ai sussidi per le industrie che inquinano ed emettono maggiormente. Il rapporto evidenzia che i finanziamenti globali per il clima devono aumentare più di dieci volte più velocemente per raggiungere 5,2 trilioni di dollari all’anno entro il 2030, equivalente a un aumento dei flussi di una media di circa 460 miliardi di dollari all’anno in questo decennio. Allo stesso tempo il finanziamento pubblico dei combustibili fossili, compresi i sussidi, deve essere gradualmente eliminato cinque volte più rapidamente.
Il 7 novembre si apriranno in Egitto i negoziati sul clima della COP27, l’appuntamento più importante dell’anno per la lotta ai cambiamenti climatici. Sarà fondamentale che governi e leader trovino gli accordi necessari a passare all’azione in modo rapido e concreto per affrontare l’emergenza climatica sotto tutti i suoi aspetti.
Come ha sottolineato Helen Mountford, Presidente e CEO della ClimateWorks Foundation, «considerando come si sono mobilitati per combattere la pandemia di COVID-19 e rispondere alla crisi energetica, è chiaro che i governi non stanno trattando l’emergenza climatica con l’urgenza che richiede.
Alla COP27, le nazioni devono impegnarsi ad aumentare i finanziamenti e gli investimenti nell’economia pulita, aumentare la resilienza agli impatti climatici e affrontare il tema delle perdite e danni per sostenere le persone e le comunità più gravemente colpite dai cambiamenti climatici».
Il rapporto State of Climate Action 2022 è disponibile, in inglese, a questo link.