Perché gli ambientalisti chiedono il rinvio di COP26 e cosa rispondono le istituzioni britanniche
Se tutto il mondo non avrà accesso ai vaccini in modo equo sarà impossibile garantire negoziati sicuri e inclusivi, denuncia Climate Action Network. Ma dalla Presidenza della COP26 nessun passo indietro: vaccini e quarantena a carico del Regno Unito
Una COP26 sicura e inclusiva «sarà impossibile» a causa del fallimento nel garantire a tutti i paesi un equo accesso ai vaccini, all’aumento dei costi per viaggiare e alloggiare dovuto anche alla necessità di fermarsi per una quarantena, e l’incertezza dell’andamento della pandemia di Covid-19.
È quanto sostengono molte associazioni e organizzazioni ambientaliste, che di recente hanno chiesto il rinvio della COP26, la “Conferenza delle Parti” sul clima organizzata dalle Nazioni Unite che avrebbe dovuto svolgersi nel novembre 2020 ed era già stata rimandata per l’emergenza sanitaria. I negoziati sono ora in programma per questo autunno: tra il 31 ottobre e il 12 novembre 2021 la città scozzese di Glasgow dovrebbe ospitare i rappresentanti di quasi 200 paesi per un confronto sulla crisi climatica e le azioni da intraprendere per contrastarla.
L’appello al rinvio è arrivato da Climate Action Network, che rappresenta oltre 1.500 organizzazioni della società civile in più di 130 paesi. A preoccupare le attiviste e gli attivisti è l’andamento della pandemia e dei vaccini: in una nota il Network ha riportato i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui, a fronte di un 57 per cento di persone che in Europa hanno completato il ciclo vaccinale, in Africa la quota si ferma ad appena il 3 per cento.
«È scaduto il tempo» per organizzare una COP26 «normale e inclusiva», ha dichiarato la rete ambientalista, secondo cui svolgere i negoziati di persona «escluderebbe di fatto molti delegati del governo, attivisti della società civile e giornalisti, in particolare quelli provenienti dai paesi del sud del mondo, molti dei quali sono nella “red list” del Regno Unito per il Covid-19».
A rischiare l’esclusione sono proprio i rappresentanti dei paesi colpiti con più violenza dalla crisi climatica. Il direttore esecutivo di Climate Action Network, Tasneem Essop, ha denunciato uno «squilibrio di potere» da sempre presente «all’interno dei colloqui sul clima delle Nazioni Unite», che ora «è aggravato dalla crisi sanitaria».
«È difficile immaginare che possa esserci una partecipazione equa da parte del Sud del mondo in condizioni di sicurezza», ha detto, descrivendo la situazione come un «apartheid sui vaccini» che impedisce di procedere con i negoziati senza escludere «le voci di coloro che hanno più bisogno di essere ascoltati».
La Presidenza britannica ha promesso un’accelerazione sui vaccini per i delegati che ne hanno bisogno, ma secondo gli attivisti è necessario garantire un equo accesso ai vaccini a tutta la popolazione globale perché qualsiasi incontro della portata di una COP possa svolgersi in modo sicuro e inclusivo: «i governi dei paesi ricchi devono adottare misure urgenti per fornire vaccini della scala necessaria per affrontare la pandemia ai paesi poveri», hanno detto in una nota.
La presidenza della COP26 assicura che i negoziati si svolgeranno nei tempi previsti: “la crisi climatica non ha preso pause”
La presidenza della COP26 ha risposto rapidamente alla richiesta avanzata dagli ambientalisti affermando che i negoziati non si fermeranno.
«La COP26 è già stata rimandata di un anno – ha detto il presidente Alok Sharma – e siamo fin troppo consapevoli del fatto che il cambiamento climatico non si è preso una pausa».
Una realtà tragica, che forse non è mai stata così evidente come nell’estate che ci stiamo lasciando alle spalle, la più calda mai registrata in Europa, segnata da incendi senza precedenti, temperature record, alluvioni e uragani estremamente violenti.
Sharma ha assicurato che in vista della COP26 proseguono i lavori per garantire che il vertice sia «inclusivo, accessibile e sicuro». Perché questo sia possibile il Regno Unito si è offerto per finanziare i soggiorni in hotel necessari per la quarantena dei delegati in arrivo dalle aree nella “red list” e per vaccinare i delegati accreditati che altrimenti non potrebbero ricevere le dosi.
«Garantire che le voci delle persone più colpite dai cambiamenti climatici vengano ascoltate è una priorità per la presidenza della COP26», ha detto Sharma.
Doses of the AstraZeneca vaccine are now being transported to delegates who registered to be vaccinated ahead of #COP26.
The UK is committed to hosting a safe, inclusive and in-person summit. To tackle #ClimateChange we need everyone at the same table in Glasgow. pic.twitter.com/5uZgCeFPHE
— COP26 (@COP26) September 7, 2021
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