Mediterraneo, tra maggio 2022 e maggio 2023 l’ondata di caldo più intensa degli ultimi 40 anni
Il Mediterraneo ha subito tra maggio 2022 e maggio 2023 l’ondata di caldo più lunga mai registrata negli ultimi 40 anni. Le temperature del mare sono aumentate fino a 4 gradi con picchi di 23 gradi. I dati sono stati raccolti dal progetto “CAREHeat” (deteCtion and threAts of maRinE Heat waves) che mira a sviluppare nuove metodologie per prevedere e identificare le ondate di calore, comprenderne la propagazione e gli impatti su ambiente, biodiversità e attività economiche, come pesca e acquacoltura.
Nell’ambito del progetto, finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), al quale partecipano, per l’Italia, ENEA e Cnr (coordinatore), è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Environmental Research Letters una analisi dell’ondata di caldo marina del 2022-2023. Nella ricerca sono stati incrociati i dati satellitari con quelli provenienti dalle osservazioni in situ effettuate dalla Stazione Climatica di Lampedusa, l’unico sito in Europa in grado di fornire informazioni sulle interazioni fra vegetazione, atmosfera ed oceano sia negli scambi di carbonio che in tutti i processi e scambi di energia che regolano il clima della regione.
Ondata di caldo eccezionale nel Mediterraneo tra il 2022 e il 2023
Un’ondata di caldo marina si verifica quando si registra un riscaldamento del mare anomalo, che eccede la norma. Il riscaldamento globale è tra i fattori maggiormente responsabili di eventi di ondate di calore marine più intensi, frequenti e duraturi rispetto al passato.
Il Mediterraneo, in questo senso, è uno degli hot spot del cambiamento climatico, ovvero una di quelle aree in cui gli effetti del riscaldamento climatico avvengono più velocemente e intensamente che altrove. Negli ultimi decenni le ondate di caldo marine nel Mediterraneo sono state piuttosto intense, e secondo le proiezioni climatiche il Mare Nostrum potrebbe subire ondate di calore più intense e durature nel prossimo futuro a causa del riscaldamento globale.
L’estate del 2022 è stata una delle più calde e siccitose mai registrate in Europa: il persistere di condizioni anticicloniche ha favorito un riscaldamento anomalo non solo delle temperature su terra, ma anche di quelle del mare superficiale.
Ad inizio primavera 2022 le temperature superficiali del Mediterraneo risultavano essere nella norma climatica del periodo, ma a partire da maggio la temperatura ha iniziato ad aumentare sensibilmente. Dal giorno 8 del mese di maggio l’anomalia è schizzata verso gli 1,5 gradi in meno di una settimana. Il riscaldamento è stato eccezionale specie nei settori occidentali, dove localmente si sono raggiunte temperature 4 gradi più elevate rispetto al normale. Nelle settimane successive si sono susseguiti nuovi cali e rialzi delle temperature. A Luglio 2022 un’ondata di caldo intensa ha interessato il Mediterraneo occidentale e lo Ionio: in questa fase le anomalie hanno raggiunto i 5 gradi di differenza. Nei mesi successivi l’anomalia complessiva è sempre rimasta tra 1 e 1,5 gradi, fino al mese di ottobre. Tra novembre e dicembre l’ondata di calore sembrava volgere al termine, invece si è assistito ad un nuovo aumento delle anomalie, con un nuovo picco a gennaio 2023 .
Secondo gli scienziati questa intensa ondata di caldo marina, nonostante i picchi siano paragonabili a quelli raggiunti nella caldissima estate 2003, è stata decisamente più duratura: quella del 2003 è durata da giugno a novembre, quella del 2022 è durata 12 mesi.
A contribuire alla eccezionale durata dell’ondata di calore marina è stato anche il vento che, inducendo ad un rimescolamento verticale del calore tra la superficie del mare e gli strati sottostanti, ha fatto sì che sotto la superficie venisse immagazzinata energia in eccesso, che ha favorito così la persistenza di anomalie calde per diversi mesi.
A questo si è aggiunta la configurazione atmosferica autunnale e invernale che ha visto una sostanziale prevalenza di condizioni anticicloniche, con assenza di precipitazioni piovose e nevose, prolungando l’ondata di calore ai mesi climaticamente più freddi.
Le ondate di caldo del Mediterraneo, così come in ogni altro bacino, causano danni non solo agli ecosistemi locali, ma anche alla nostra economia: l’aumento anomalo delle temperature provoca un aumento dello stress per la vita sottomarina, causando morie e perdite di biodiversità, anche più in profondità.
“I risultati di “CAREHeat” ci mettono davanti agli occhi solo ad alcuni dei segnali del cambiamento climatico ma dobbiamo essere consapevoli che siamo solo agli inizi di un processo più ampio e che ci troviamo di fronte a segnali di ciò che accadrà in modo sempre più frequente”, commenta Gianmaria Sannino, responsabile della Divisione modelli e tecnologie per la riduzione degli impatti antropici e dei rischi naturali di ENEA. “In questo contesto, la ricerca è e sarà un elemento chiave per informare e guidare le politiche ambientali future, come d’altronde ha stabilito finalmente la COP28. [… ] Studi come CareHeat rappresenteranno una risorsa inestimabile per guidare la pianificazione delle strategie di adattamento”.