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Migranti climatici, adattamento la parola chiave: serve uno sforzo concreto e multilaterale

Un nuovo rapporto del Joint Research Centre della Commissione Europea analizza la situazione dei migranti climatici e fa luce sull'urgenza di misure di adattamento

Il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea ha pubblicato di recente uno studio sui migranti climatici che sottolinea ancora una volta l’urgenza di uno sforzo concreto e multilaterale nelle politiche climatiche e nello sviluppo per proteggere le comunità più vulnerabili, i cui mezzi di sussistenza vengono sempre più spesso minacciati dalla crisi climatica e ambientale.

L’aumento delle temperature medie globali ha innescato da una parte lenti cambiamenti negli ecosistemi e nei ritmi della produzione agricola e, dall’altra, disastri improvvisi come ondate di calore e siccità, tempeste e uragani.

Gli scienziati del JRC (il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea, Joint Research Centre) hanno analizzato le tendenze passate e le proiezioni per il futuro con lo scopo di comprendere fino a che punto la migrazione possa rappresentare una strategia per far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico.
Lo studio ha confermato che la crisi climatica avrà un impatto profondo sulle dinamiche delle popolazioni più colpite, e ha scoperto che lo scenario della migrazione internazionale di massa si profila ancora più complesso del previsto.

migranti climatici
UN Photo/Marco Dormino (CC BY-NC-ND 2.0)

Il collegamento tra la crisi climatica e la migrazione

«Quantificare il numero di persone che migreranno a causa della crisi climatica è complesso e presenta molte incertezze», premette la Commissione Europea nel presentare lo studio, non ultimo perché al momento non esiste una definizione chiara e univoca del concetto di “migranti climatici”.

Quando si osservano le possibili relazioni tra gli spostamenti delle persone e la crisi climatica è piuttosto semplice collegare immediatamente gli eventi estremi alla migrazione delle popolazioni colpite, ma è più complicato capire se le migrazioni, sia all’interno che all’esterno dei confini nazionali, siano connesse al clima.

Focalizzandosi sul continente africano, i ricercatori hanno analizzato la storia recente delle migrazioni cercando possibili collegamenti tra fenomeni meteo estremi, come ondate di caldo, siccità e alluvioni, e la migrazione netta, ovvero la differenza tra il numero di persone che immigra in direzione di un Paese e il numero di emigranti che lasciano la stessa regione.

I risultati mostrano che esiste una relazione tra fenomeni estremi e migrazione netta in alcune regioni dell’Africa, ma questo collegamento non è sistematico nell’intero continente africano e ci sono differenze a seconda degli effetti climatici presi in considerazione. È molto complicato valutare l’impatto dei cambiamenti climatici sulle migrazioni, avvertono gli scienziati, anche perché in gioco ci sono diversi altri fattori chiave che vanno dalle condizioni locali alla geografia, dalla situazione personale a quella geo-politica e istituzionale.

«La decisione di un individuo di migrare dipende da molti fattori», spiega la Commissione Europea in una nota relativa allo studio: «non tutte le persone esposte agli impatti della crisi climatica decideranno di migrare, o avranno i mezzi economici per farlo». Un altro elemento da considerare è quello culturale: nonostante le persone con un livello di educazione inferiore abbiano un rischio più alto di essere vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici, è meno probabile che considerino di migrare in altre regioni.

Cambiamenti climatici e migranti, l’urgenza di soluzioni per l’adattamento

Il rapporto evidenzia che quando si parla di migranti climatici ci si focalizza troppo sul timore di migrazioni internazionali di massa invece di pensare all’impatto che il riscaldamento globale ha, dal punto di vista umanitario, nelle regioni più vulnerabili.

La cosa più urgente da fare, avvertono gli scienziati, è trovare misure di adattamento efficaci per proteggere le vite umane delle persone e i mezzi di sussistenza delle comunità sfollate a causa della crisi climatica e dai disastri naturali. Tali misure dovrebbero tenere conto dei fattori demografici e socioeconomici locali e regionali, nonché delle possibili traiettorie del cambiamento climatico nel contesto geografico.

Le misure di adattamento sono tutte le azioni e le politiche finalizzate a prevenire e ridurre i rischi legati agli impatti dei cambiamenti climatici in atto.

L’altro percorso su cui si snoda l’azione per contrastare la crisi climatica è quello della mitigazione, che comprende le azioni e le politiche volte a eliminare le cause del cambiamento climatico e in generale si concretizza principalmente nella riduzione delle emissioni di gas serra. Anche questo aspetto è fondamentale, naturalmente, per scongiurare effetti ancora più catastrofici della crisi climatica.

Un altro passo fondamentale per alleviare la vulnerabilità delle popolazioni nelle aree più esposte è quello di migliorarne le condizioni socioeconomiche, avvertono i ricercatori.

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Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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