Crisi climatica, non tutto è perduto: la speranza arriva da un nuovo studio
I ricercatori hanno scoperto che tagliare le emissioni può essere più efficace di quanto ci aspettassimo per contrastare il riscaldamento globale, ma è fondamentale agire in fretta
Il riscaldamento globale è sempre più evidente, nell’aumento delle temperature – il 2020 ha fatto segnare un nuovo record assoluto classificandosi come l’anno più caldo che sia mai stato registrato – come nelle conseguenze devastanti con cui la crisi climatica sta già colpendo duramente i nostri Paesi e le nostre economie.
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Ma non tutte le speranze sono perse: reagire a questa emergenza è ancora possibile e, secondo un nuovo studio, siamo ancora in tempo per contrastare il riscaldamento globale rendendo più stabili le temperature.
Finora si era pensato che le temperature avrebbero continuato a salire per molti anni anche se le emissioni di gas serra fossero state ridotte in tempi brevi, ma da nuove ricerche sulle implicazioni del taglio delle emissioni è emerso che in realtà il riscaldamento globale può essere ridotto più rapidamente di quanto ci aspettassimo.
Tuttavia, sottolineano gli scienziati, bisogna agire subito.
I modelli che ci mostrano gli scenari a cui andiamo incontro parlano chiaramente: se la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera dovesse restare ai livelli elevati che si registrano attualmente (e che finora continuano ad aumentare), andremmo incontro a una catastrofe climatica annunciata, e inevitabile.
Se aspettiamo ancora a lungo per intervenire riducendo le emissioni, il ritardo ci costerà caro: le temperature infatti sarebbero destinate a salire ulteriormente e a quel punto sarebbe impossibile porvi un rimedio.
Il riscaldamento globale dipende dalle nostre azioni e possiamo ancora fare qualcosa per contrastarlo
La buona notizia è che finora oltre 100 paesi in tutto il mondo si sono impegnati ad azzerare le proprie emissioni entro il 2050, promettendo quindi che non emetteranno più anidride carbonica di quanta ne viene rimossa dall’atmosfera. Tra questi Paesi ci sono gli stati membri dell’Unione Europea, il Giappone e il Regno Unito; con la guida del presidente eletto Joe Biden, poi, si aggiungeranno anche gli Stati Uniti.
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Come ha riportato il Guardian, il climatologo Michael Mann della Pennsylvania State University ha affermato che se questo obiettivo dovesse essere raggiunto a livello planetario «le temperature smetterebbero di aumentare e il riscaldamento globale si stabilizzerebbe entro un paio di decenni».
«Questo significa che le nostre azioni hanno un impatto diretto e immediato sul riscaldamento globale» ha sottolineato lo scienziato.
Se tagliassimo rapidamente le emissioni di gas serra, la capacità di assorbire il carbonio che contraddistingue oceani, zone umide e foreste potrebbe salvarci. Secondo Mann la situazione in cui ci troviamo è paragonabile a quella di un lavandino che si riempie d’acqua con lo scarico aperto solo parzialmente: se l’acqua continua a scorrere finirà per straripare, ma riducendo il flusso dell’acqua si permette allo scarico di essere efficace.
Il dottor Andrew Dessler – coautore dello studio, che è stato pubblicato su Nature – ha sottolineato anche l’importanza dei tempi con cui le temperature stanno aumentando. «Al momento stiamo facendo cambiare le temperature cento volte più velocemente di quanto si era verificato nel corso dell’ultima era glaciale», ha spiegato: «l’aumento di un grado in alcune centinaia di anni provoca molti meno danni dello stesso riscaldamento concentrato in pochi decenni».
In poco tempo il mondo si è già riscaldato di 1,1°C e la soglia del 1,5°C – fissata dall’Accordo di Parigi come obiettivo da non superare – è estremamente vicina. Rallentando il riscaldamento globale la civiltà sarebbe in gradi di adattarsi ai cambiamenti e di trovare soluzioni tecnologiche per contrastarli.
Come avvertono gli scienziati la massima priorità, oggi, dev’essere quella di ridurre le emissioni globali e arrivare il prima possibile allo zero netto.
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