Biodiversità, nessun passo avanti decisivo nei negoziati: la strada verso COP15 è tutta in salita
I negoziati che avrebbero dovuto spingere in avanti l'agenda in vista della COP15 sulla biodiversità si sono chiusi senza passi avanti davvero significativi, specie sull'obiettivo chiave di un accordo globale in difesa della natura. Il rischio di un fallimento appare alto anche per la conferenza decisiva
Si sono chiusi domenica 26 giugno i negoziati delle Nazioni Unite sulla biodiversità. Ospitati dal Kenya a Nairobi, i delegati avevano la missione di spingere in avanti l’agenda della politica internazionale sul tema in vista della COP15, la Conferenza sulla Biodiversità che si svolgerà a dicembre in Canada (e non in Cina, dove inizialmente prevista).
? BREAKING: @UNBiodiversity announces new dates for the second part of #COP15, the UN Biodiversity Conference.
The critical meeting will take place December 5 – 17 2022 in Montreal, Canada ?? under the Presidency of China ??.
➡️ https://t.co/nHrXtusezZ#Post2020 #ForNature pic.twitter.com/BFEOk970Jv
— UN Biodiversity (@UNBiodiversity) June 21, 2022
Circa mille delegati provenienti da 150 Paesi hanno lavorato nei giorni scorsi a Nairobi. Dai negoziati è emerso un forte sostegno per l’obiettivo generale di arrestare e invertire la perdita di biodiversità entro il 2030. Tra le altre cose si è sottolineato anche il ruolo chiave delle popolazioni indigene, delle comunità locali, delle donne, dei giovani e degli altri portatori di interesse con la necessità di «ascoltare tutte le voci», si legge nella nota conclusiva: «nessuno sarà lasciato indietro».
Mancato l’obiettivo chiave: sembra sempre più difficile trovare l’accordo per un ambizioso patto globale sulla biodiversità
L’obiettivo chiave dei colloqui era la redazione di un accordo globale per fermare la perdita di natura e biodiversità da presentare poi alla COP15.
Purtroppo, la missione di fatto è fallita e le possibilità di raggiungere risultati concreti entro la fine dell’anno appaiono sempre più scarse. Come si ammette nella stessa nota conclusiva del negoziato, «servirà un ammontare di lavoro considerevole per portare avanti il testo» in vista della COP15.
WWF International è intervenuto piuttosto duramente sulla questione denunciando che, secondo l’associazione, «i negoziati sono tenuti in ostaggio da un piccolo gruppo di paesi che si sforzano per indebolire il processo e le ambizioni». La possibilità di assicurarsi un accordo globale in grado di affrontare l’accelerazione della crisi della natura mondiale è ora «appesa un filo», avverte il WWF.
«C’è un’enorme quantità di lavoro da fare alla COP15», ha osservato il Direttore Generale Marco Lambertini, secondo cui «di fronte alla catastrofica perdita della natura e alle tragiche conseguenze che ciò sta avendo sull’umanità, i paesi non stanno mostrando la necessaria urgenza».
I negoziati devono avere una priorità molto maggiore per i leader globali, avverte Lambertini: «è necessario un cambio di passo nella volontà politica», ha dichiarato, sottolineando quanto le misure che si riusciranno a prendere in questo ambito potranno avere conseguenze dirette sull’umanità: «se vogliamo avere qualche possibilità di sopravvivere ai drastici cambiamenti ambientali che le attività umane stanno guidando a livello globale, il mondo naturale da cui dipendiamo deve rimanere produttivo e resiliente, per mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici, aumentare la sicurezza alimentare e ridurre la nostra vulnerabilità alle pandemie».
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