Foreste vergini: nel 2019 è andata persa un’area grande come la Svizzera
E il 2020 non promette bene: anche il Coronavirus potrà rappresentare una grave minaccia per le foreste di tutto il mondo
Nel 2019 abbiamo perso immense aree ricoperte di alberi, ma particolarmente preoccupanti risultano i dati relativi alle cosiddette “foreste vergini”. Si tratta delle foreste tropicali primarie, le più importanti per salvaguardare la biodiversità e assorbire l’anidride carbonica che emettiamo nell’atmosfera.
Nello specifico, nel corso del 2019 sono andati perduti 3,8 milioni di ettari di foreste vergini (quasi il 3% del totale): si tratta di una superficie che equivale quasi a quella della Svizzera. In tutto, lo scorso anno i tropici hanno perso 11,9 milioni di ettari di copertura arborea.
Secondo i dati, registrati dall’Università del Maryland e pubblicati su Global Forest Watch, il 2019 conquista così il podio tra gli anni in cui sono andate distrutte le aree maggiori di foreste vergini: al primo e al secondo posto ci sono il 2016 e il 2017. Il Paese più colpito è il Brasile, che da solo ha rappresentato oltre un terzo di tutte le perdite di foreste primarie registrate nel mondo.
Dall’istituto di ricerca ambientale World Resources Institute arriva l’avvertimento degli scienziati: le conseguenze di perdite così gravi sono molto serie. Si stima infatti che alla perdita di foresta primaria registrata nel 2019 equivalgano almeno 1,8 gigatonnellate di emissioni di anidride carbonica. Danni estremamente seri derivano inoltre dalla perdita di biodiversità e dalla distruzione di habitat naturali.
Alcuni Paesi si stanno impegnando con successo a frenare la perdita di foreste, ma i dati registrati nel 2019 sono un campanello d’allarme – l’ennesimo – che non è possibile ignorare. La maggior parte dei Paesi e delle aziende non saranno in grado di rispettare gli impegni assunti per il 2020, affermano gli scienziati, e anche per quest’anno la perdita si preannuncia gravissima.
A peggiorare una situazione già tragica, il Coronavirus rappresenta una minaccia ulteriore per le foreste nel mondo. Anche se nel breve termine si osserverà un calo della deforestazione, la spinta per la ripresa rischia infatti di comportare una perdita di foresta ancora maggiore, con i Paesi che saranno disposti a venire meno agli impegni ambientali pur di favorire a tutti i costi la crescita economica. Si tratta di una strategia miope, ribadiscono gli scienziati: sacrificare le foreste alla ricerca della ripresa economica porterà solo a nuove complicazioni e a nuovi rischi per la salute e il sostentamento di milioni di persone in tutto il mondo. Investire per ripristinare le foreste e gestirle in modo sano, invece, può creare molti nuovi posti di lavoro, contribuire alla crescita di un’economia più sostenibile e proteggere gli ecosistemi di cui il mondo ha bisogno, e con lui gli esseri umani.