Incendi, una stagione devastante nel 2023: i numeri da record
Tra dimensioni degli incendi e quantità di emissioni generate, il nostro emisfero ha vissuto una stagione senza precedenti
La stagione degli incendi 2023 del nostro emisfero si chiuderà ufficialmente solo a ottobre, ma è già entrata nella storia. Lo confermano i dati del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), il programma europeo che ha monitorato la posizione e l’intensità dei roghi, stimando gli impatti del fumo sull’atmosfera.
Gli incendi in Canada hanno prodotto le emissioni più alte mai registrate
Durante la tarda primavera e l’estate del 2023, diversi incendi devastanti hanno colpito la maggior parte delle province e dei territori del Canada. Rilevati per la prima volta a maggio, i roghi si sono sviluppati in numerose località, causando grandi perdite umane e materiali, oltre a compromettere gravemente la qualità dell’aria non solo in Canada ma in altre regioni del Nord America. Secondo le previsioni e le analisi globali del CAMS, che assimilano le osservazioni satellitari della composizione atmosferica, alcuni dei pennacchi di fumo prodotti da questi incendi hanno raggiunto anche l’Europa.
L’estensione, la persistenza e l’intensità di questi incendi hanno portato le emissioni totali di CO2 stimate per il 2023 a quasi 410 megatonnellate, il valore più alto mai registrato in Canada che si distacca dal record precedente con un ampio margine, sottolinea Copernicus. Il primato precedente risaliva infatti al 2014, con l’emissione in atmosfera di 138 megatonnellate di carbonio.
Al momento alcuni roghi sono ancora attivi in un diverse regioni del Canada, ed è probabile che le emissioni annuali del 2023 continuino ad aumentare. Attualmente, le emissioni di incendi boschivi del Canada rappresentano il 27% delle emissioni totali globali di carbonio degli incendi boschivi per il 2023.
Valori eccezionali, destinati tuttavia a essere superati da quelli che registreremo in futuro. «Gli incendi boschivi si verificano nelle regioni boreali ogni estate con luoghi, intensità e durata variabili a seconda delle condizioni idrologiche, meteorologiche e climatiche», osserva Mark Parrington, Senior Scientist del CAMS. E avverte: «Poiché le temperature continuano ad aumentare e le condizioni secche diventano più a lungo termine, le possibilità di sperimentare incendi devastanti come quelli in Canada sono in aumento».
In fiamme anche il Mediterraneo
Anche diverse regioni del Mediterraneo hanno sperimentato una significativa attività di incendi boschivi con il progredire della stagione. Tra luglio e agosto, le fiamme hanno devastato la Grecia settentrionale e centrale, provocando anche diverse vittime. Le emissioni conseguenti sono state le terze più alte mai registrate nella regione in questo periodo dell’anno, dopo il 2007 e il 2021. Tra i roghi divampati nel Paese c’è stato anche il più grande incendio mai registrato in tutta Europa.
Gravi roghi si sono sviluppate anche nella Penisola iberica, sia in Portogallo che in Spagna, tra cui uno dei più grandi incendi verificatisi a Tenerife.
Tra gli incendi registrati nel nostro emisfero, sono stati particolarmente significativi anche quelli che hanno colpito l’isola di Maui, alle Hawaii, e la Russia, dove le fiamme si sono spinte anche all’interno del Circolo Polare Artico.
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