Temperature più alte rendono le malattie delle rane più mortali
Esiste una stretta relazione tra temperature e la diffusione malattie virali delle specie animali
In Europa un quarto degli anfibi è a rischio estinzione a causa della perdita dell’habitat naturale, dell’inquinamento e del riscaldamento globale. Un recente studio, focalizzato sulle popolazioni di rane del Regno Unito, ha dimostrato come l’aumento delle temperature massime giochi un ruolo cruciale nella diffusione di un virus letale: il ranavirus. Si tratta di uno dei primi studi che prova la stretta relazione tra temperature e malattie virali.
In Europa sono a rischio estinzione il 25% degli anfibi; condizione ben peggiore dei rettili (19%), dei mammiferi (15%) e dei volatili (13%). Lo rivela il rapporto European Red List of Amphibians della Commissione Europea del 2009. La perdita del loro habitat naturale resta la minaccia più grande, seguita dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici. Al terzo posto c’è l’invasione di specie aliene che, secondo lo studio, minaccia circa la metà delle specie presenti in Europa. L’Italia ospita il maggior numero di specie anfibie del continente (42) ma, allo stesso tempo, è il Paese in cui sono maggiormente a rischio. |
Lo studio pubblicato su Global Change Biology dimostra come, a causa del riscaldamento globale, il ranavirus diventerà sempre più aggressivo e diffuso. Secondo gli esperti il ranavirus, malattia infettiva di anfibi e rettili, è la causa principale del declino del numero di anfibi in tutto il mondo. Lo studio ha analizzato, in particolare, le rane alpine o rosse (Rana temporaria). Si tratta di una specie diffusa in ambienti molto vari ma prevalentemente in zone con buona copertura vegetale: oggi è possibile trovare le rane alpine in gran parte dell’Europa e nella parte settentrionale dell’Asia.
I ricercatori hanno analizzato il legame tra la diffusione del ranavirus e la temperature media dagli anni ’90 fino ad oggi. Il risultato non lascia adito a dubbi: quando la temperatura massima mensile supera di media i 16 gradi, le infezioni da ranavirus aumentano improvvisamente e con effetti molto più gravi. E’ proprio durante questi periodi che si sono verificati episodi storici di mortalità di massa delle rane comuni.
Se i cambiamenti climatici dovessero continuare con questo ritmo, il caldo arriverà con maggiore anticipo sul calendario con ricadute dirette sullo stadio larvale della vita dell’anfibio: i girini. A riprova della validità di questa teoria, gli studiosi hanno analizzato il ranavirus anche nell’ambiente controllato del laboratorio: i risultati confermano che la diffusione, la gravità e il tasso di mortalità del virus sono strettamente legati alla temperatura. Questo studio spiega anche il perché il ranavirus nel Regno Unito è molto più diffuso durante l’estate che durante l’inverno.
Cosa succederà in futuro? Se non riusciamo a frenare il riscaldamento globale, le temperature aumenteranno sempre più e i giorni con temperature massime oltre i 16 gradi saranno sempre più frequenti. Secondo i ricercatori questo trend potrebbe portare ad un tasso di sopravvivenza sempre più basso dei girini, portando molte specie verso il rischio di estinzione.
“Questo è uno dei primi studi che dimostra lo stretto legame che sussiste tra la temperatura globale e le malattie virali delle specie animali”, spiega Stephen Price, autore dello studio e biologo dell’University College London.
“I cambiamenti climatici non hanno effetti solo in posti lontani – afferma Price-. Si tratta di qualcosa di vero e attuale, qualcosa che ha già avuto impatti difficili da prevedere sulla fauna selvatica che vive nel nostro giardino di casa”.