Coronavirus: la situazione meteo ci aiuterà? Il punto con l’esperta Roberta Villa e la climatologa Serena Giacomin
C'è chi dice che pioggia e vento spazzeranno via il Coronavirus e che la primavera ci salverà: è vero? Facciamo chiarezza
Nella travolgente marea di informazioni più o meno affidabili che circolano sul Coronavirus, sono molte quelle che di recente hanno chiamato in causa tematiche relative a meteo e clima. Alcuni sostengono che particolari condizioni meteo, come le temperature elevate, la pioggia o un forte vento, possano influire sulla diffusione del Coronavirus contrastandola.
Per adesso, purtroppo, del Coronavirus si sa molto poco e la questione è estremamente delicata e complicata. Per fare chiarezza ci siamo rivolti a Serena Giacomin e Roberta Villa.
Giornalista laureata in Medicina e Chirurgia, in questi giorni di emergenza (e confusione) Roberta Villa sta svolgendo un importante lavoro di divulgazione e informazione scientifica anche attraverso i suoi canali social, e in Italia rappresenta una delle fonti più autorevoli su molte questioni legate al mondo della salute.
Quanto è probabile che elementi meteo, come la pioggia o il vento, possano effettivamente influire sulla diffusione del Coronavirus?
«Poco, anzi per nulla: molti hanno parlato dell’effetto di fenomeni meteo di questo tipo come di una possibile fonte di “pulizia” dell’aria. Non è vero: la pioggia non può “lavarlo via” e il vento non lo può spazzare via, perché il virus non è nell’aria. Non è che se andiamo a Codogno abbiamo più probabilità di ammalarci perché il Coronavirus è nell’aria: se andiamo nelle zone in cui si è diffuso maggiormente aumenta semplicemente la probabilità di entrare in contatto con persone contagiate».
Tipicamente, l’arrivo della primavera segna la fine della stagione dell’influenza: possiamo sperare che anche la diffusione del Coronavirus risenta della bella stagione?
«Su questo ci sono maggiori incertezze: è una delle cose che non sappiamo.
Molti sperano che l’arrivo della stagione più calda possa contribuire, ed effettivamente ci sono più speranze, ma non possiamo darlo per scontato. È vero che il virus influenzale tendenzialmente fa così, e la stagione dell’influenza segue quella climatica. Ma questo non è un virus influenzale.
Il Coronavirus è un virus nuovo e non sappiamo come si comporterà. Per esempio il virus pandemico del 2009, la febbre suina, era uscito in Messico alla fine di aprile e si è diffuso anche durante i mesi estivi. E finora il Coronavirus ha raggiunto anche zone calde come Singapore o la Thailandia. Anche se possiamo sperare che con la primavera rallenti un po’, purtroppo non possiamo contarci».
In questi giorni di crisi siamo letteralmente bombardati da informazioni che provengono da moltissime fonti diverse, tanto che si diffondono in modo esponenziale perfino le cosiddette “catene” che vengono fatte girare via WhatsApp: qualche consiglio per orientarsi?
«Quando ci informiamo dobbiamo tenere a mente una cosa fondamentale: se c’è una notizia vera arriva da canali ufficiali. Se ci arriva qualcosa su WhatsApp non dobbiamo neanche aprire il messaggio.
In Italia, notizie ufficiali sono quelle che trovate sui siti del Ministero della Salute, dell’Istituto superiore di Sanità e della Federazione dell’Ordine dei Medici. Se l’inglese non è un ostacolo, è possibile consultare anche il sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e quello dell’ECDC, (European Centre for Disease Prevention and Control). Purtroppo anche l’informazione mainstream, come quella dei giornali e delle televisioni, non è immune dalle fake news. Bisogna tenere conto del fatto che le persone sono molto in ansia e la diffusione di informazioni non controllate è pericolosa, perché alimenta a sua volta la paura».
Ci aiuta a fare chiarezza anche la climatologa Serena Giacomin: meteorologa presso Meteo Expert e presidente di Italian Climate Network, è anche l’autrice del libro Meteo che scegli, tempo che trovi. Guida alle previsioni su App, Web e TV.
«Trovo molto irresponsabile il comportamento di alcuni colleghi meteorologi che hanno dichiarato come l’arrivo delle piogge possa migliorare la situazione dei contagi da Coronavirus: non solo sono affermazioni mendaci, ma possono avere un effetto tranquillizzante ingiustificato, quando invece è fondamentale mantenere elevata la soglia di attenzione dal punto di vista igienico-sanitario. Qualsiasi informazione falsa – nel contesto di emergenza sanitaria che ci troviamo ad affrontare con estrema difficoltà – è da condannare con decisione».
Cosa sappiamo finora?
«La letteratura scientifica che analizza le correlazioni tra le condizioni meteo-climatiche e la diffusione dei virus è sempre crescente ed è l’unica fonte attendibile su cui possiamo basare le nostre riflessioni. Il tema presenta molte difficoltà, non solo perché le variabili in gioco sono numerose, ma anche perché gli effetti delle condizioni atmosferiche sulla diffusione dei virus dipendono proprio dal virus che andiamo a considerare: ad esempio, da alcuni studi è emerso che nelle regioni tropicali c’è un alto livello di attività influenzale proprio durante la stagione delle piogge. Ci sono virus che preferiscono le basse temperature, altri sono molto sensibili al valore di umidità; ce ne sono alcuni che prediligono un clima freddo e secco, mentre in condizioni calde e umide subiscono dei danni. Del Coronavirus conosciamo molto poco, e ancor meno sappiamo sulle sue preferenze climatiche. Per cui qualsiasi affermazione concreta sul legame tra variabilità meteorologica e diffusione del virus è da considerarsi antiscientifica».
È importante anche tenere a mente, però, che clima e salute non sono affatto slegati.
«Corretto. Anche se non conosciamo ancora il legame tra condizioni meteo-climatiche e Coronavirus nello specifico, non dobbiamo dimenticare che l’impatto del cambiamento climatico sulla salute è ben documentato. L’aumento delle temperature globali e i sempre più frequenti eventi estremi hanno un impatto diretto sulla salute umana, ma i parametri atmosferici agiscono anche indirettamente sui determinanti sanitari, colpendo economie e società. Per questo motivo The Lancet, una delle più importanti riviste scientifiche in ambito medico, ha affermato che il Cambiamento Climatico è “la più grande minaccia per la salute globale del ventunesimo secolo“».
Aggiornamento del 3 aprile 2020: Sono di recente emersi elementi riguardo la possibilità che il virus “circoli nell’aria” e la notizia è stata molto ripresa dai giornali. |