Quasi 10 mila litri di acqua per un paio di jeans: l’insostenibile impatto ambientale del tessile
L'industria tessile è la seconda più inquinante al mondo, responsabile del 20% dello spreco globale di acqua e del 10% delle emissioni di anidride carbonica.
Un paio di jeans e una maglietta. Nulla di più semplice per l’abbigliamento, nulla di più dannoso, in realtà, per l’ambiente. Sì perché per produrre un solo paio di jeans servono mediamente tra i 7 e i 10mila litri di acqua. Una maglietta per essere prodotta ne richiede mediamente 2.700 litri.
L’industria tessile è la seconda più inquinante al mondo, responsabile del 20% dello spreco globale di acqua e del 10% delle emissioni di anidride carbonica.
Secondo quanto riferisce ad Ansa l’associazione Donne in Campo della Confederazione Agricoltori Italiani (Cia) il consumo mondiale di indumenti è destinato a crescere di oltre il 60% entro il 2030.
Come indica l’Agenda Onu 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, è indispensabile anche nel settore tessile la costruzione di nuovi sistemi di produzione a minore impatto ambientale. Diverse aziende hanno iniziato a intraprendere misure per una produzione tessile meno impattante per l’ambiente ma non è ancora abbastanza.
In media nel mondo per ottenere 1 kg di cotone tessile occorrono 11.000 litri di acqua. Per una maglietta da 250 grammi occorrono 2.700 litri. Di questo volume totale il 45% è l’acqua consumata per irrigazione delle piantagioni di cotone, 41% è acqua piovana evaporata nei campi di cotone durante il periodo di crescita e il 14% è l’acqua richiesta per diluire le acque reflue per l’utilizzo di fertilizzanti e prodotti chimici dell’industria tessile.
Secondo i dati di Waterfootprint.org globalmente la produzione annuale di cotone sfrutta 210 miliardi di metri cubi d’acqua e inquina 50 miliardi di metri cubi d’acqua rappresentando il 3,5 % dell’uso globale d’acqua per la coltivazione.