Plogging: lo sport che ci permette di rimanere in forma tutelando l’ambiente
Tonifica la muscolatura, ci fa sentire in pace con il mondo e con noi stessi per il fatto di avere compiuto una buona eco-azione
Il termine “plogging” deriva dal verbo svedese “plocka upp” che significa “raccogliere, raccattare, sollevare” e rimanda al suono della parola jogging. La disciplina del running all’aria aperta ci trasporta verso un equilibrio armonico tra benessere personale e ambientale ma l’aggiunta del tocco green rende il plogging una vera e propria crociata contro l’inquinamento. Dalla Svezia, specialmente grazie ai social network, ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo questo metodo ecologico e innovativo per rimanere in forma. Si tratta di un’attività sportiva che consiste nella raccolta dei rifiuti da terra mentre si corre per i parchi o per le vie della città. Tutto è iniziato a Stoccolma nel 2017, quando un gruppo di amici amanti della corsa ha incominciato a dare al proprio running un’impronta biologica ed ecologica, raccogliendo i rifiuti trovati per terra. Dopo solo 2 foto postate sui social network, il trend ha preso piede e in poco tempo ha mosso i primi passi ovunque, dal Giappone alla Francia, dalla Germania agli Stati Uniti dove in qualche modo l’idea era già nata; nel 2014 a Louisville nel Kentucky erano state organizzate le “trash run” in cui ai corridori era richiesto a un certo punto di fermarsi a raccogliere lattine o cartacce abbandonate a terra ai margini del proprio percorso.
Il plogging è nato quindi sui social e grazie a questi si è sviluppato. Su Instagram ci sono infatti più di 170000 post sotto l’hashtag #plogging, utilizzato dai plogger per caricare foto prima, dopo e durante le uscite. Le immagini che si trovano sono di diverso tipo: si passa da zaini pieni di rifiuti, a fotografie di parchi ripuliti, a chi corre con il suo cane fino ad arrivare agli immancabili selfie. L’obiettivo è quello di incrementare sempre di più l’appeal di un’attività che sa unire lo sport e l’attenzione verso le tematiche ambientali: un binomio senza dubbio vincente. Ogni plogger che si rispetti deve uscire di casa con abbigliamento adatto da runner, guanti per proteggere la pelle dalla sporcizia e zaino o sacchetti in cui mettere i rifiuti. Non è un caso che sia nato in Svezia, uno dei Paesi più all’avanguardia del mondo dal punto di vista dell’ecologia. Per gli svedesi non è solo un’attività fisica, bensì una vera e propria missione collettiva per rendere le città più pulite. Oltre ai benefici per l’ambiente bisogna ricordare quelli per il nostro corpo. Sono molti gli effetti positivi della corsa sulla salute sia fisica che mentale; con il plogging alla corsa si aggiungono i piegamenti per abbassarsi a prendere le lattine o le cartacce che se svolti con la mentalità di chi fa fitness, assomigliano molto ai classici squat liberi che si fanno in palestra, ideali per tonificare i glutei e i quadricipiti.
Secondo un report dell’App “Lifesum” utilizzata da chi vuole monitorare sia l’attività fisica che l’alimentazione, mezzora di plogging fa bruciare più calorie rispetto a mezzora di running lungo lo stesso tracciato. Questa attività si sta diffondendo con velocità anche in Italia dove diverse associazioni sportive, in primis l’ASD Correre Oltre, vogliono puntare sul rispetto per l’ambiente, unendo le corse “normali” a giornate dedicate a questa operazione; si sta solo aspettando la possibilità di tornare a organizzare eventi, purtroppo preclusi dalla pandemia. Da segnalare anche il gruppo Corrocolguanto molto attivo in Brianza con camminatori e runner che, anche in solitaria, raccolgono l’immondizia di cui sono pieni anche i parchi (in pole position ora ci sono le mascherine) e il team di AWorld molto sensibile a questo argomento e che in passato ha organizzato corsette per ripulire alcune vie torinesi e liguri. Diamo quindi il benvenuto a questo nuovo sport che serve per rimettersi in forma sia dentro che fuori: fuori perché tonifica la muscolatura, dentro perché ci fa sentire in pace con il mondo e con noi stessi proprio per il fatto di avere compiuto una buona eco-azione.